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Testo - Antonio Ferrazzani

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Ma niente è più ingannevole. La morte dispone di noi; se le<br />

sbarriamo la porta o se, ancor peggio, gliela spalanchiamo.<br />

E’ la solita vecchia merda. Una merda a tempo. Sotto le mentite<br />

spoglie di poterne disporre applicando le leggi degli uomini.<br />

Dopo di essa c'è solo il ricordo. Epitaffio futile di deboli voci che<br />

spesso non sanno quello che dicono.<br />

Altro che passaggio di un vivo che decide della propria vita.<br />

Non era certo in quel senso che Woytila aveva detto “si muore da<br />

vivi“.<br />

E’ sempre la morte, con il suo cuore di distruzione. Dopo di<br />

essa vi è solo un’insalata di memorie.<br />

Improvvisamente ricordò qualcosa. Un sentimento, anzi un<br />

nodo di sensazioni provate a proprosito di quel povero ragazzino<br />

targhi trovato ucciso e svuotato a poca distanza dalla pista. E della<br />

relazione, ipotizzata da suo marito, fra quella morte e la visita degli<br />

europei parenti di quel suo grasso conoscente. Di quello stomachevole<br />

ingegnere. Una morte del tutto “moderna”, quella che<br />

Fulvio aveva immaginato.<br />

Riprese a scorrere le brevi pagine del pieghevole, unito al cd<br />

nel rigido contenitore di plastica trasparente. Una breve introduzione.<br />

Al direttore Franck Brieff, Dallapiccola aveva spiegato il significato<br />

del titolo singolare. Quel pezzo davvero conteneva tre domande<br />

e due risposte. Un pezzo che nel ’60 era stato commissionato<br />

al musicista dalla New Haven Symphony Orchestra, e che<br />

avrebbe dovuto essere terminato per il gennaio ’62. Ma che era<br />

stato compiuto solo nel gennaio ’63. Ed era stato eseguito per la<br />

prima volta, a New Haven, nel febbraio di quell’anno.<br />

Le domande erano: chi sono io?, chi sei tu?, chi siamo noi?.<br />

L’indagine sull’uomo sembra non voglia finire mai. Una ricerca<br />

che non possa raggiungere il suo termine per definizione.<br />

Ma solo alle prime due Dallapiccola avrebbe risposto, lasciando<br />

elusa l’ultima. “Tre domande, due risposte”; era quello il titolo.<br />

Ma era stata una morte diversa, la morte degli altri - quella del<br />

targhi.<br />

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