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Testo - Antonio Ferrazzani

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per Almèk, mentre, sorseggiando la birra, fissava con gli occhi della<br />

memoria un tempo lontano che forse ancora gli faceva male.<br />

A vendicarsi della capacità del suo interlocutore di creare sensazioni<br />

in chi l'ascoltava, si chiese se Almèk non fosse uno di quegli<br />

uomini che eruttano saccenteria laddove altri s'accontentano di<br />

flatulenze.<br />

Ma quello non era un modo onesto per affrontare il momento.<br />

Intanto, sorridendo con sorniona ingenuità, Almèk proseguiva.<br />

- Solitamente conosciamo poco della terra e del territorio in<br />

genere. E' qualcosa che deve essere oggetto dell'interesse diretto<br />

di chi ne parla, altrimenti rimane nel buio. Solo i geologi, i minatori,<br />

i contadini, o gli strateghi, ne sanno qualcosa. Tuttavia, quando<br />

riusciamo a vederla, la terra, la nostra fantasia si agita. Le dà un<br />

ruolo, un significato. Una valenza.<br />

Forse è così che è nata l'idea di patria. Un pezzo di terra che<br />

diventa germinale, individualizzato e insieme idealizzato. Un<br />

grembo.<br />

La storia, che è sempre in cerca di un grembo, si fionda fra le<br />

sue pieghe, imporpora i suoi calcari, le sue marne. Rinnova i segreti<br />

lucori delle ossidiane. Ricolma gli scabri percorsi ritagliati<br />

dalle rocce aspre delle montagne, o delle ronchiose groppe appena<br />

affioranti dal suolo.<br />

Il terreno non si inventa, non si immagina; solo la storia dell'uomo<br />

è inventata dall'uomo. Guai al momento in cui all'uomo<br />

riuscisse di fare il contrario. A infrangere l’aspetto del pianeta.<br />

Tutto sommato, la contaminazione è qualcosa del genere.<br />

L'uomo cambia significativamente i parametri dell'aria, dell'acqua,<br />

e della faccia della terra. Ne infrange presuntuosamente quanto<br />

pretestuosamente gli equilibri.<br />

Non crede?<br />

Usava brevi frasi, al termine delle sue argomentazioni, con cui<br />

sollecitava il coinvolgimento del “limitato uditorio”. Gli ricordò le<br />

question tags inglesi che aveva studiato quasi cinquant'anni prima<br />

sui testi della Oxford University Press. Ma non gli ci volle molto<br />

per realizzare che solo di rado l’altro rimaneva in attesa di una risposta.<br />

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