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Testo - Antonio Ferrazzani

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iusciva facile gestire una terminologia con immediati rimandi di<br />

natura teologica.<br />

Era anche questa una debolezza? Chissà.<br />

Siamo dilaniati da cavalli che vanno in senso opposto. Due<br />

cocchi che squarciavano l’uomo ad essi incatenato. Il preciso e un<br />

po' sussiegoso pulsare del quarzo, e il molle sensuale tremito del<br />

cuore umano. Era così che immaginava i termini del problema. I<br />

poli alternativi, i corni del dilemma.<br />

Le punte della forbice. Dell'unica forbice dell'esistenza.<br />

E l'esagerata storicizzazione della verità che l'uomo raggiunge<br />

su se stesso la metteva in crisi. Le procurava un senso di profonda<br />

insoddisfazione. Un malessere che lei non aveva ancora il coraggio<br />

di guardare in faccia. Sapeva che era un bisogno di metafisica ma<br />

non intendeva ancora riconoscerlo apertamente. Non si sentiva<br />

ancora matura per un'operazione del genere.<br />

Aveva paura di gestirlo, quel bisogno, dopotutto.<br />

Mentre i minuti scorrevano inaffrettatamente costanti,<br />

all’ombra del conferenziere, Selene dormicchiava sotto il manto<br />

dei suoi occhiali scuri e di una semieretta placidità.<br />

Era quello il vantaggio di sedere un po' reclinata all’ indietro?<br />

Apparteneva a una metodica studiata dopo i primi cinquecento<br />

martini, e utilizzata alla perfezione dopo i primi cinquemila? Forse.<br />

Nelle buone famiglie si impara di tutto, anche cose che nella<br />

vita possono risultare utili. La vita è estro ed alcol nella cornice di<br />

una cattiva o di una buona educazione, aveva detto una volta Selene.<br />

“Accendendosi sulle cose, la luce donava ad esse la vita diurna.<br />

E se essa complicava ciò che era colpito, la luce stessa diveniva<br />

più complessa nei suoi giochi di riflessione.”<br />

L'ometto ne era certo. E le fece tenerezza.<br />

…Oh luce!, disse Milton. I suoi brillanti sprazzi, i suoi guizzi, le<br />

sue scintille, i suoi raggi accarezzavano, scolpivano, sollecitavano<br />

intimi processi basilari. Le diatomee, ad esempio, si ringalluzzivano<br />

al frugare dei suoi raggi oltre il guscio cristallino di sottilissima<br />

silice. E, danzando ad esse intrecciati in una coreografia scritta in<br />

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