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Testo - Antonio Ferrazzani

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Era confortante sapere che Saskia sarebbe stata accanto a lui in<br />

quell’ultimo periodo della vita, e in quel suo ultimo lavoro. Quella<br />

“ricerca dell’uomo”.<br />

Il Macedone nella teca di cristallo: in quanti avrebbero dato<br />

chissà cosa per fissarne il volto!? Il volto di quell’uomo definito<br />

“grande”: Alessandro il Grande.<br />

Per quanto inquietanti fossero quelle parole…Echeggiavano<br />

altro, più grande e più possente dello stesso Alessandro…<br />

L’accostamento di “uomo” e “ricerca” lo inquietava. Rimandava<br />

con la mente ad interrogativi profondi. Sembrava che la sua partecipazione<br />

a quell’indagine archeologica intendesse spingerlo in altri<br />

territori.<br />

Quasi inevitabilmente, albeggiava un’altra e più ampia ricerca.<br />

Il mattino dopo si erano ritrovati a recitare scherzosamente i<br />

versi di Heine sulla Loreley al di sopra delle tazze di tè fumante:<br />

“...vi sarà un terribile schianto, l'imbarcazione affonderà. L'uomo<br />

sarà inghiottito dalla morte. Questo è quanto avrà fatto Loreley con<br />

il suo melodioso cantare”.<br />

Sullo sfondo, ma ormai decisamente lontana, la maga dagli occhi<br />

blu; la musa che pur infedele aveva ispirato Mahler, Kokoschka,<br />

e in qualche modo anche Gropius e Werfel. Di fronte a lui<br />

Saskia sorridente e svestita dell’abituale riservatezza, ancora un po’<br />

ubriaca di sonno e toccata da quella notte di ritrovata intimità.<br />

Forse era per la dolcezza di quel ritrovamento, per il loro amore,<br />

che quando Von Clausewitz a notte lo aveva visitato con i suoi<br />

scenari di guerra, nella sgangherata casetta egiziana asciugata dal<br />

soffio rovente del sole, quando lo aveva intrattenuto nella veglia<br />

con le sue salve di cannone, con i tonfi cadenzati delle sue artiglierie,<br />

vi era stato sempre un sorriso a increspare la sua immaginazione.<br />

Uno zefiro a far lievitare i suoi sogni alessandrini.<br />

La Tragica. Il ricordo della benefica catarsi, i bagliori del piumaggio<br />

di quella fenice, il sorriso dell’amante, avevano mutato la<br />

natura di quel suono.<br />

Lui aveva sentito anche Mahler, insieme a Clausewitz.<br />

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