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Testo - Antonio Ferrazzani

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no dei due, l’animo alla percezione - se non alla inevitabile condivisione<br />

- di qualsiasi ipotesi. Delle più assurde e sciocche idee.<br />

Non ci si ama per nulla.<br />

Bene, quella era un’attività erotica svolta al di fuori del talamo; e lei la esercitava<br />

solo con il vecchio amante. Per loro l’eros era stato occasione<br />

di comunione, territorio dell’immaginazione privata, dell’intimità<br />

della loro unione. In quelle visite museali lui le cedeva con facilità<br />

la primazìa. Le riconosceva il diritto di leccargli il naso, o almeno<br />

di cercare di farlo.<br />

Per fortuna l’annullamento del matrimonio di Vij non aveva<br />

avuto nulla di schifoso. Cosa che invece continuava ad avere il secondo<br />

aborto di Kati, che - piuttosto che usare la pillola, la spirale,<br />

o chessò-altro - aveva aspettato il secondo mese per fare fuori il<br />

pupo. Qualcosa di orribile.<br />

Ma Kati era stupida, oltre che drogata per buona parte del suo<br />

tempo. Era un’irresponsabile; che però irretiva sua madre. E Selene<br />

- pur di sgravarsi dell’amarezza delle confidenze di sua figlia -<br />

di tanto in tanto riferiva alle amiche i particolari che le erano stati<br />

raccontati da Kati per giustificare i propri “errori”, “in cui era stata<br />

indotta per alleviare il cuore” troppo appesantito dalla vita. Tutto<br />

al fine di attenuare le proprie responsabilità per le sue debolezze<br />

- se non per i diritti - della carne.<br />

Kati diceva di avere anche voluto tenere i bambini - entrambi<br />

maschietti -, se solo fosse stato possibile. Perciò aveva ritardato.<br />

Ma poi, considerata bene la cosa, aveva deciso di farne a meno.<br />

O, piuttosto, di farli fuori.<br />

Il silenzio di quell’appartamentino, sulla fascia esterna della città,<br />

era morbido e soffice come un nido di piume. Pensare in quelle<br />

condizioni di quiete faceva diventare più sopportabili anche le cose<br />

che erano di per sé assolutamente insopportabili.<br />

Bevve l’ultimo goccio di caffè dalla tazza, poi si abbandonò<br />

contro lo schienale semplicemente appoggiando la tazza sul pavimento.<br />

Quella solitudine sarebbe durata ancora poco. Fulvio tardava a<br />

raggiungerla, ma sarebbe pure arrivato. La solitudine si gode solo<br />

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