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Testo - Antonio Ferrazzani

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agazza - e qui l’uomo aveva singhiozzato allusivamente per l'età<br />

di Vij - aveva chances limitate per rifarsi una vita.<br />

Doveva sfruttare al massimo gli “alimenti”.<br />

Perché lui, a un certo punto, aveva accennato al fatto che sua<br />

figlia forse avrebbe fatto un salto lì, ad Alessandria. Era sul punto<br />

di separarsi dal marito, aveva aggiunto. Questo era il motivo per<br />

cui sua moglie l'aveva lasciato solo lì in Egitto. Per darle una mano<br />

in un ambiente che conosceva perché era la sua patria.<br />

Sì, sua moglie era olandese. Era per quello che lui conosceva<br />

discretamente quella lingua.<br />

Il discorso al riguardo del futuro di Vij non gli era piaciuto.<br />

Avesse avuto anche ragione, quell’imbecille tecnologico gli dava<br />

sui nervi.<br />

Ora, visto che non c’era Vij a servirlo, né sua madre, ecco che<br />

entrava in gioco suo padre, lui.<br />

Un pensionato; autore di un libro sconosciuto sull’arte moderna,<br />

e di alcuni articoli per riviste specializzate ancora più sconosciute.<br />

Una persona ancora più inutile delle due donne ma che poteva<br />

tornargli comodo in quel frangente. Bastava farlo sentire<br />

qualcuno. Lisciarlo per il suo verso. Magari offrirgli un vermut.<br />

Tutto andava bene con quegli idioti dei letterati. Neanche si sarebbe<br />

accorto che traduceva gratis per lui e già ne sarebbe stato alla<br />

fine. Non avrebbe mai sospettato la sua astuzia, per quanto a<br />

lungo potesse vivere. Dopotutto, era questo il motivo per cui lui<br />

aveva degli accessi di simpatia per gli imbecilli. In particolare per<br />

la gente che aveva a che fare con la carta stampata. Un po’ perché<br />

per quattro soldi scrivevano quello che lui voleva, e un po’ perché<br />

erano capaci di “romantica riconoscenza”.<br />

Un tempo, leccapiedi all’inchiostro; baciaculo “microcippizzati”<br />

al presente.<br />

Più o meno, questo doveva essere il pensiero del Grande Costruttore,<br />

dell’uomo che anni prima - a suo dire - aveva fornito autotreni<br />

di pietre per la diga di Assuan. E un vagone di erutti durante<br />

un pranzo di Nasser; ufficialità in cui doveva aver strisciato,<br />

silenzioso e riconoscente, all’ultimo o al penultimo posto a dispetto<br />

delle diffuse vanterie da lui propalate.<br />

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