22.05.2013 Views

Testo - Antonio Ferrazzani

Testo - Antonio Ferrazzani

Testo - Antonio Ferrazzani

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

tra gente che aveva conosciuto in Europa. Un suo vecchio capo, il<br />

cui ricordo era sempre struggente perché in quel tempo lui era stato<br />

così giovane. Un compagno di scuola che era stato sottosegretario<br />

agli Esteri per otto mesi. E il direttore della loro affiliata in<br />

America. Un uomo singolare che gli era sempre piaciuto, una sorta<br />

di campione di rugby il cui solo neo era la sbronza triste.<br />

Ed altri ancora, tanti, che spesso aveva invidiato per il loro<br />

smalto. Per la loro joie de vivre.<br />

Tutti camminavano guardando in avanti ma senza mostrare interesse<br />

per la loro meta. Procedevano in una sorta di semioscurità,<br />

incapaci di mostrare sia la voglia d'andare avanti che quella d'attardarsi<br />

lungo il cammino. Un avanzare uniforme, meccanico. Una<br />

processione di gente infreddolita e poco loquace. Di persone che<br />

magari si conoscessero appena.<br />

Poi l'alba si fece aurora. Le linee di quel convoglio umano divennero<br />

più distinguibili, più marcate e numerose. E s'accorse che<br />

ciascuno portava sotto braccio qualcosa. Un piccolo oggetto, piatto<br />

ma anche concavo. Attraverso il quale, alla fine, quando la luce<br />

divenne più intensa, passarono stretti raggi di sole. Due per ognuno,<br />

piccoli lampi attraverso i fori degli occhi di ciascuna maschera.<br />

Perché ogni partecipante alla processione portava con sé la propria<br />

maschera.<br />

E la Canopea fu ancora lì, grondante di se stessa dalle parole di<br />

Durrel o di Forster colpiti dalla sua bellezza. O da quelle tristi di<br />

Kavafis sul dio Dioniso, che abbandona <strong>Antonio</strong> alla sua tragica<br />

sorte avviandosi verso la Porta del Sole. Versi che parlavano di<br />

una morte che non si poteva evitare. Di un destino a cui era necessario<br />

inchinarsi.<br />

Di un coraggio che bisognava assolutamente darsi. Imposto<br />

dalla metafisica dell'animo umano. Il coraggio di un'esigente dignità.<br />

Il coraggio nella morte che viene dal coraggio nella vita?!<br />

A quel punto qualcosa maturò, un pensiero che forse non aveva<br />

nulla a che fare con Achille Tazio o con Kavafis.<br />

226

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!