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Testo - Antonio Ferrazzani

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un panino, un frutto, che l'altro aveva accettato o rifiutato senza<br />

che lui ne comprendesse le ragioni. Ma nient'altro.<br />

Quel mattino parvero giocare a suo favore sia l'abitudine a lui,<br />

che Farouk ormai aveva - seppur inconsciamente -, sia l'emozione<br />

per la rissa. Gli parve che il giovane targhi, dopotutto, sentisse il<br />

bisogno di smetterla di giocare con il dorato grosso batuffolo di<br />

vita che correva di qua e di là fra sedie e tavolinetti, per sedersi e<br />

misurarsi con calma con lui e con il mondo che egli rappresentava.<br />

Fu un'esperienza singolare in cui imparò a penetrare meglio il<br />

linguaggio dell'altro. E non solo il pessimo francese che il targhi<br />

usava, ma le stesse espressioni del suo viso, o l'abitudine che aveva<br />

di accompagnare le proprie emozioni o di sottolineare le proprie<br />

parole con piccoli gesti. Il sollevare una mano, lo stringere<br />

nervosamente le gambe incrociate su cui s'era accoccolato ad ascoltarlo.<br />

Il suo scuotere la testa, quando era imbarazzato o insicuro<br />

e non sapeva cosa rispondere. Il suo digrignare un po' i piccoli<br />

denti bianchi ed appuntiti che facevano capolino fra le sottili labbra<br />

scure. O il suo modo infantile e “scattoso” di fare spallucce.<br />

Gli sembrava di essere tornato a trenta, trentacinque anni prima,<br />

ai suoi appuntamenti con la figlia fra un convegno e l'altro, fra<br />

un congresso e quello successivo. Anche lei si sedeva sul tappeto<br />

del suo studio e da lì lo ascoltava e gli parlava.<br />

Nel caso del targhi, la relazione era diversa e le distanze incommensurabili.<br />

Vij rimaneva a scrutarlo e a bere quanto lui diceva. Il punto di<br />

partenza era stata l'assoluta fiducia, una situazione in cui i sorrisi, i<br />

giochi di parole che l'avevano sempre divertita, e gli altri scherzi e<br />

racconti si mescolavano a una carnalità delicatamente praticata:<br />

una carezza, un inatteso scappellotto, un pizzicotto, e tanti abbracci<br />

in cui ci scappava sempre o quasi un bacetto che sua figlia<br />

gli dedicava con affetto cosciente.<br />

Con Farouk, sia quella mattina che in seguito, la cosa fu diversa.<br />

E non per quanto poteva essere colto a primo acchito, vale a<br />

dire per la non consanguineità, e l'estraneità radicale dell'uno all'altro.<br />

Quello che acquistò sempre maggiore evidenza fu il fronteggiarsi<br />

di due culture tanto diverse da determinare l'intreccio di vari<br />

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