Strumenti di ricerca per gli archivi fra editoria ... - Trentino Cultura

Francesco Samassa
che si apre a pieno schermo proiettandoci idealmente fuori dalla rete come se
avessimo aperto un documento residente nel nostro hard disk. Nel file possiamo
esplorare le varie pagine leggendone i contenuti senza alcuna delle faticose
interferenze tipiche delle pagine di internet (banners dinamici, inserzioni
pubblicitarie, elenchi di link ad altre cose, barre degli strumenti del motore
di ricerca adoperato, icone per le funzioni più varie, ecc.): un ambiente protetto,
insomma, dove ho modo di concentrare facilmente la mia attenzione
unicamente sul tema della digressione, nel caso la figura di Giancarlo Maroni,
la sua vita, l’opera, e soprattutto la descrizione del giacimento documentale
che si conserva nel Museo. In qualsiasi momento e da qualsiasi punto del documento
interattivo, terminata a mio piacimento la passeggiata monografica
digressiva, posso tornare facilmente (nel caso specifico con il tasto ‘Esc’ della
tastiera oppure cliccando sul logo del Museo in alto a sinistra) alla pagina
del sito del Museo da cui ho aperto il pdf: la stazione a cui ero sceso per la
passeggiata. Da qui posso riprendere la navigazione nelle pagine del Museo o,
più in generale, nel mondo sterminato della rete.
Altro esempio di tali realizzazioni è il lavoro recentemente concluso per la
Fondazione Museo storico del Trentino di Trento relativo al riordino, descrizione
e inventariazione del fondo della famiglia Pizzini di Rovereto. In questo
caso è stata realizzata sia la restituzione cartacea dell’inventario che una sua
versione digitale in un file pdf interattivo, ovvero è stato compiutamente
realizzato quel progetto inventariale integrato, testo più ipertesto, più sopra
proposto. Sul formato cartaceo si è colta l’occasione di arricchire l’inventario
del fondo di una particolare appendice di approfondimento con trascrizioni
dai documenti e di un indice dei nomi; sul formato digitale consultabile anche
in rete 37 si è invece lavorato soprattutto alla valorizzazione di aspetti materiali
della documentazione con la progettazione di una specifica sezione di
immagini collegate ipertestualmente alle relative schede di unità archivistica
[figg. 14, 15]. Il risultato del lavoro è quindi un complesso di due strumenti
che si arricchiscono a vicenda.
Le descrizioni archivistiche restituite nella forma dell’inventario interattivo
in formato elettronico possono essere quindi intese come un caso particolare
di un panorama più generale di oggetti digitali, digressioni della navigazione
in rete che possono essere predisposti per trasmettere contenuti culturali con
grande efficacia: combinando la duttilità del formato elettronico con quel silenzio
solitamente estraneo ad Internet, utile per andare un po’ in profondità tra
una scorribanda di superficie e l’altra. La dimensione ipertestuale interattiva di
queste risorse, naturalmente non è un dato necessario, anche se nel caso degli
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