Strumenti di ricerca per gli archivi fra editoria ... - Trentino Cultura
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Francesco Samassa<br />
inventari <strong>archivi</strong>stici, lo abbiamo visto, è <strong>per</strong>lomeno connaturato. Certamente<br />
è una qualità che rende queste piccole ‘isole’ nel mare della rete maggiormente<br />
stimolanti, oltre che omogenee al loro ambiente. Lo strumento i<strong>per</strong>testuale implica<br />
e provoca un contributo attivo <strong>di</strong> chi ne fruisce; l’utente <strong>di</strong>venta quasi un<br />
co-autore creando in parte l’informazione mentre la riceve e producendo hic et<br />
nunc quel particolare <strong>per</strong>corso tra i molti possibili dentro all’i<strong>per</strong>testo.<br />
Quale il significato, nell’insieme, <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> innesti nella rete che<br />
qui si propone? Slow net contro fast net? Senza farne una questione ideologica,<br />
effettivamente l’o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sseminare in rete ‘rallentamenti <strong>di</strong>gressivi’<br />
può anche essere vista come un’alternativa (<strong>di</strong> nicchia?) al consumo vorace <strong>di</strong><br />
informazione <strong>per</strong> chi, nell’ambito dei contenuti culturali, cerca ancora e sa<br />
apprezzare i sapori tra<strong>di</strong>zionali, il gusto del tempo e della pazienza, il piacere<br />
del silenzio e della profon<strong>di</strong>tà, il valore della fatica. Può darsi che, quando<br />
sarà la volta dell’affermazione incontrastata del nuovo para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> cultura<br />
(quello del surfista <strong>di</strong> Baricco), questi documenti <strong>di</strong>gressivi rimarranno in<br />
rete come re<strong>per</strong>ti archeologici <strong>di</strong> ere lontane: ma <strong>per</strong> ora cre<strong>di</strong>amo possano<br />
avere un valore importante.<br />
Lo spaesamento dell’ubiquità (in conclusione)<br />
Parigi, 1994-95. Paola Di Bello porta a termine una o<strong>per</strong>azione artistica curiosa<br />
concentrando la sua attenzione sulle mappe murali che si trovano nelle<br />
stazioni della metropolitana, quelle usate <strong>per</strong> orientarsi e pianificare il viaggio,<br />
che risultano consumate dalla miriade <strong>di</strong> gesti d’uso proprio nel punto,<br />
<strong>di</strong>verso <strong>per</strong> ogni stazione, che tutti toccano all’inizio della consultazione <strong>di</strong>cendo<br />
«allora: noi siamo qui». Paola Di Bello comincia a immaginare una ricomposizione<br />
completa della pianta <strong>di</strong> Parigi realizzata attraverso un mosaico<br />
<strong>di</strong> fotografie ognuna delle quali riproduce, <strong>di</strong> ciascuna delle 350 fermate della<br />
metropolitana parigina, quel punto della mappa consumato. L’o<strong>per</strong>a viene<br />
intitolata La <strong>di</strong>sparition. La rappresentazione <strong>di</strong> Parigi che ne risulta è sfigurata,<br />
lacerata e sostanzialmente <strong>di</strong>ssolta nella sua identità 38 [fig. 16].<br />
Qui interessa <strong>di</strong> questa o<strong>per</strong>azione riprendere un’idea: che si possa assistere<br />
alla deformazione e infine anche alla sparizione <strong>di</strong> un contesto, <strong>per</strong>lomeno<br />
nella <strong>per</strong>cezione, <strong>per</strong> la moltiplicazione e soprattutto <strong>per</strong> il darsi contemporaneo<br />
<strong>di</strong> tanti gesti <strong>di</strong> localizzazione dentro a quel contesto: un paradossale<br />
spaesamento determinato dall’ubiquità. Mi interessa questa idea <strong>per</strong>ché<br />
a mio parere è proprio quello che accade nella ‘navigazione’ in rete e che<br />
si riproduce, molto similmente, nella navigazione (interrogazione) entro le<br />
banche dati elettroniche e, ma con maggiore fatica <strong>per</strong> la virtuosa resistenza<br />
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