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La ‘traslazione’ dalla stampa al <strong>di</strong>gitale<br />

Dibattiti, strategie e politiche culturali<br />

Se dovessimo giu<strong>di</strong>care dalle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> principio, si potrebbe sostenere<br />

che dalla fine de<strong>gli</strong> anni novanta del Novecento le politiche dei governi<br />

nell’Unione Europea abbiano seguito la tesi del «<strong>di</strong>gitale è bello», sebbene<br />

non siano stati poi sempre coerenti nella applicazione. Si può in<strong>di</strong>viduare<br />

una tensione <strong>di</strong>namica tra una strategia generale improntata allo sviluppo<br />

delle tecnologie <strong>di</strong>gitali e una politica volta al controllo dei loro effetti sul<br />

copyright.<br />

La nota strategia <strong>di</strong> Lisbona, che varava un ambizioso programma <strong>per</strong><br />

l’ue, pre<strong>di</strong>sponeva nel 2000 l’obiettivo <strong>di</strong> una Unione all’avanguar<strong>di</strong>a delle<br />

nuove tecnologie entro il 2010. La <strong>di</strong>chiarazione solenne postulava uno stretto<br />

rapporto tra <strong>ricerca</strong> scientifica, innovazione e <strong>di</strong>ffusione delle tecnologie<br />

<strong>di</strong>gitali, affidando alle materie umanistiche un ruolo <strong>di</strong> partecipazione alla<br />

produzione della conoscenza scientifica, ma proprio <strong>per</strong> la <strong>per</strong>cepita <strong>di</strong>fficoltà<br />

delle materie umanistiche <strong>di</strong> adeguarvisi appieno, si creava anche un’area <strong>di</strong><br />

incertezza sulla autentica funzione delle materie umanistiche, la cui utilità<br />

rispetto alle politiche della Commissione era da verificare. La conoscenza rilevante<br />

era quella tecnologica, a fini <strong>di</strong> competitività del sistema ue. E così la<br />

cultura umanistica veniva vista come elemento <strong>di</strong> un passato statico, destinata<br />

a legittimarsi soprattutto nella <strong>di</strong>ffusione dei vecchi sa<strong>per</strong>i attraverso canali<br />

<strong>di</strong>stributivi <strong>di</strong>gitali, o nella s<strong>per</strong>imentazione <strong>di</strong> buone prassi. C’era qualche<br />

ambiguità tra la volontà <strong>di</strong> promuovere la conoscenza in generale e la finalità<br />

produttiva e tecnologica della <strong>ricerca</strong>, rispetto a cui si misurava l’efficacia<br />

delle politiche messe in atto.<br />

Nonostante il mancato conseguimento <strong>di</strong> molti obiettivi della strategia<br />

<strong>di</strong> Lisbona sia nella promozione della conoscenza sia nel livello <strong>di</strong> istruzione<br />

me<strong>di</strong>o dell’Unione, <strong>per</strong> via dello scarso impegno da parte <strong>di</strong> molti governi tra<br />

cui quello dell’Italia, l’originaria filosofia ispiratrice è stata riconfermata alla<br />

fine del decennio. Il Parlamento Europeo (p.e.) interviene <strong>per</strong>ò in modo più<br />

attento su queste materie e sempre più costituisce un contraltare alle in<strong>di</strong>cazioni<br />

del Consi<strong>gli</strong>o e della Commissione, suggerendo maggiori tutele della<br />

<strong>di</strong>ffusione della conoscenza contro i rischi derivanti dalle protezioni piuttosto<br />

rigide del copyright previste dalla Direttiva 29/2001 ce 5 . Quest’ultima ha dato<br />

in<strong>di</strong>cazioni sull’armonizzazione dei <strong>di</strong>ritti commerciali, lasciando a<strong>gli</strong> Stati la<br />

<strong>di</strong>sciplina dei <strong>di</strong>ritti morali sull’o<strong>per</strong>a e aprendo quin<strong>di</strong> la strada a interpretazioni<br />

<strong>di</strong>fformi tra <strong>gli</strong> Stati membri e altresì - data la preminenza del <strong>di</strong>ritto<br />

comunitario - alla prevalenza de facto dei <strong>di</strong>ritti commerciali su quelli morali 6 .<br />

Ne consegue un conflitto tra poteri pubblici che cercano <strong>di</strong> imporre il rispet-<br />

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