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Matematica curiosa - Martufi, Gabriele - Altervista

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quelle di quinto grado andava incontro ad un sistematico fallimento.<br />

Furono due giovani matematici, Niels Henrik Abel in Norvegia ed Evariste<br />

Galois in Francia, a dimostrare che tutto ciò era inevitabile: la formula<br />

cercata semplicemente non esisteva. I loro ragionamenti astratti<br />

portarono alla costruzione di un grande edificio astratto, chiamato la<br />

teoria di Galois, il quale spiega la simmetria nascosta che sottintende le<br />

equazioni e può essere utilizzata per arrivare ad una comprensione più<br />

profonda della matematica. Questa è, senza ombra di dubbio, la più<br />

grande cattedrale mai costruita dai matematici. La bellezza potrebbe<br />

anche indirizzarci verso la verità, ma come potrà mai superare<br />

l’importanza di quest’ultima?<br />

Come poteva Weyl giustificare la sua preferenza del bello al posto del<br />

vero quando si trovava dinnanzi a una scelta conflittuale tra i due valori?<br />

La risposta può essere filosofica. La percezione della bellezza è<br />

soggettiva, pertanto si può essere certi della sua validità. L’individuo sa<br />

infatti cosa gli piace. La verità è invece un concetto oggettivo e dunque<br />

non possiamo essere sicuri: in quanto valore sfuggente la nostra<br />

percezione del vero può essere distorta. Di conseguenza sorge un conflitto<br />

quando ciò che riteniamo vero è soltanto illusorio. Un esempio proprio il<br />

lavoro di Hermann Weyl lo fornisce. Nel 1918, dopo che Einstein aveva<br />

ideato le sua teoria generale della relatività, la quale rimpiazzò le teoria<br />

della forza di gravità di Newton, Weyl fece un tentativo di unificarla con la<br />

teoria dell’elettromagnetismo di Maxwell. La sua idea fu un esempio<br />

splendido di lavoro matematico ma purtroppo, come fece notare lo stesso<br />

Einstein, il suo sforzo contraddiceva la realtà della fisica. Comunque il<br />

calcolo matematico di Weyl venne pubblicato con una obiezione redatta<br />

da Einstein.<br />

Pochi anni dopo la comparsa nel campo scientifico della meccanica<br />

quantistica, l’idea originaria di Weyl fu leggermente modificata. Così,<br />

oggi, mentre l’obiezione di Einstein è decaduta, la teoria di Weyl è stata<br />

globalmente accettata ed è diventata la base su cui è stato postulato tutto<br />

il lavoro successivo della fisica teorica. Se Weyl avesse abdicato alle sue<br />

convinzioni e non avesse insistito per pubblicare il suo lavoro, la fisica<br />

non si sarebbe evoluta. Un caso simile è accaduto anche a me e al mio<br />

amico Raoul Bott; avevamo concepito una teoria dotata di un’armonia che<br />

ci aveva sedotto e, oltre a ciò, permetteva innumerevoli applicazioni. I<br />

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