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Matematica curiosa - Martufi, Gabriele - Altervista

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In matematica spiegare è inteso come dimostrare - la dimostrazione consiste nel ricondurre una tesi<br />

ad altre affermazioni, da cui quella che interessa segue logicamente: ecco la logica nel cuore della<br />

matematica. Un prodotto della matematica è un teorema, e un teorema non è tale se non stabilisce<br />

la relazione di conseguenza logica tra due formule, ipotesi (l’assunto iniziale) e tesi.<br />

La dimostrazione è aiutata dalla scomposizione in piccoli passi, grazie alla quale nella maggior<br />

parte dei casi si riduce ad un problema di percezione visiva (applicazione di regole) soggetto a<br />

errori e a difficoltà di applicazione (si deve riconoscere una forma).<br />

Nella visione di Descartes la scomposizione in piccoli passi (ciascuno di sicura affidabilità e<br />

con l’esposizione di idee chiare e distinte, pertanto garanzia di rigore) non attiene alla logica,<br />

ma all’intuizione, che è, appunto, secondo Descartes, la fonte della certezza. Non c’è una<br />

forma limite di dettaglio da cui si vede la sussistenza della relazione logica, anzi spesso<br />

l’eccessivo dettaglio impedisce di vederla; l’eccessiva scomposizione è nemica della<br />

visualizzabilità perché si scarica sulla lunghezza.<br />

La matematica è quindi anche capacità di visualizzare, cogliere, intuire, riconoscere forme, anzi<br />

questa è condizione essenziale per fare matematica: si pensi alla visualizzazione geometrica.<br />

(Solomon Lefschetz concepiva la matematica non come logica, ma come figure e riteneva che per<br />

essere un matematico uno deve essere nato con la capacità di visualizzare).<br />

La matematica è anche capacità di verifica, di controllo, è ricorrere all’esperienza, “è capacità<br />

di allargare la nostra visione in modo da comprendere una specie di storia di tutti i casi in cui la<br />

nostra comprensione ci ha ingannati, confrontati con quelli in cui la sua testimonianza è stata<br />

giusta e vera … ogni conoscenza degenera in probabilità; e questa probabilità è maggiore o<br />

minore a seconda della nostra comprensione, e a seconda della semplicità o complicazione del<br />

problema …” [D. Hume, A Treatise of Human, 1739-1740, in Lolli, o.c.]<br />

In definitiva capire, spiegare consistono nel vedere e far vedere;<br />

con il ricorso all’etimologia si ottiene:<br />

Dimostrare (dal greco) → far vedere<br />

Teorema (dal greco) → spettacolo<br />

Vedere (in quasi tutte le lingue) → capire: hai visto la conclusione?<br />

Sia nell’evoluzione del pensiero matematico, sia nella crescita cognitiva di ognuno di noi,<br />

inizialmente si vede (o si impara a vedere) una figura, o un completamento di figura, poi si impara<br />

a vedere una struttura astratta e a riconoscere l’isomorfismo che c’è tra strutture.<br />

I numeri (entità astratte) hanno avuto all’inizio (matematici greci) rappresentazioni visibili con lo<br />

gnomone (e ancor prima – società primitive - per loro si usava il linguaggio naturale e una<br />

rappresentazione attraverso oggetti fisici, si trattava di una matematica incorporata nella<br />

quotidianità); le rappresentazioni successive non li hanno più fatti vedere come prima, dopo<br />

l’interesse si è spostato su altre cose, interessava far vedere una struttura di raggruppamento; non<br />

interessava più vedere numeri, ma algoritmi.<br />

Per altri concetti non è possibile proporre una rappresentazione fisica: si è sviluppata allora una<br />

intuizione geometrica generalizzata, l’intuizione insiemistica.<br />

La visione, il riconoscimento di una struttura sono solo il primo passo, non semplice, della<br />

comprensione.

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