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1 Stato dell’arte<br />

conseguente 100% <strong>di</strong> fase amorfa. All’aliquota amorfa del PEEK compete un<br />

rammollimento che insorge già intorno ai 150°C (che è appunto la temperatura <strong>di</strong><br />

transizione vetrosa) e che <strong>di</strong>fatti limita a 250°C la massima temperatura <strong>di</strong> esercizio in aria<br />

(mentre la temperatura <strong>di</strong> fusione dei cristalli è ad<strong>di</strong>rittura intorno ai 340°C). La<br />

significativa <strong>di</strong>stanza in temperatura tra rammollimento e fusione fa si che i cristalli <strong>di</strong><br />

PEEK (più duri e rigi<strong>di</strong> della parte amorfa) siano molto stabili anche nel campo <strong>di</strong><br />

temperatura del rammollimento. Ne risulta che tale polimero conserva ottime proprietà<br />

meccaniche in temperatura, anche in prossimità del limite <strong>di</strong> esercizio, qualora si riesca a<br />

stamparlo ottenendo un livello <strong>di</strong> cristallinità prossimo al suo massimo. Nella pratica dello<br />

stampaggio ad iniezione, proprio per avvicinarsi a tale massimo, si aggiunge spesso, in<br />

coda alla fase <strong>di</strong> stampaggio vera e propria, una successiva fase <strong>di</strong> ricottura in forno ad<br />

una temperatura compresa tra quella <strong>di</strong> transizione vetrosa e quella <strong>di</strong> fusione. La<br />

ricottura viene eseguita in tal modo in primo luogo per trasformare la maggior quantità<br />

possibile <strong>di</strong> parte amorfa in parte cristallina, senza pregiu<strong>di</strong>care la forma del componente,<br />

ed in secondo luogo per eliminare eventuali <strong>di</strong>fetti nei cristalli formati durante il<br />

raffreddamento in stampo.<br />

Oltre alle alte prestazioni meccaniche (in termini soprattutto <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> rottura) e<br />

all’ottimo mantenimento <strong>di</strong> queste prestazioni in temperatura, altre importanti proprietà<br />

del PEEK sono l’eccellente resistenza chimica e la buona resistenza a fatica, le ottime<br />

proprietà elettriche, le alte temperature <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione, la buona resistenza all’abrasione,<br />

la buona stabilità chimica e <strong>di</strong>mensionale e le ridotte emissioni <strong>di</strong> gas tossici e fumo. Tutte<br />

queste caratteristiche sono però in genere esaltate dall’impiego <strong>di</strong> apposite cariche <strong>di</strong><br />

rinforzo (soprattutto microfibre <strong>di</strong> vetro e carbonio fino al 40% in peso). In alcuni casi, per<br />

migliorare l’aspetto tribologico <strong>degli</strong> stampati (vale a <strong>di</strong>re per ridurre l’attrito superficiale<br />

per quei componenti che devono fare parte <strong>di</strong> accoppiamenti con strisciamento), è<br />

possibile inserire nella matrice <strong>di</strong> PEEK fino al 15% in peso <strong>di</strong> PTFE (politetrafluoroetilene,<br />

un polimero fluorurato a bassissimo coefficiente <strong>di</strong> attrito). La scelta del rinforzo<br />

permette dunque <strong>di</strong> migliorare uno o più aspetti prestazionali <strong>di</strong> interesse per una data<br />

applicazione ma introduce problematiche ancor maggiori nel processo <strong>di</strong> tali materiali.<br />

Maggiori viscosità del fuso, orientamento delle cariche, ridotta cristallinità della matrice<br />

possono determinare <strong>di</strong>fetti all’interno <strong>degli</strong> stampati <strong>di</strong> entità tali da essere <strong>di</strong>fficilmente<br />

attenuati anche da una ricottura post-stampaggio.<br />

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