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Conclusioni<br />
Nella lavorazione dei tecnopolimeri, la forte inter<strong>di</strong>pendenza tra proprietà dei<br />
materiali, variabili <strong>di</strong> processo e soluzioni tecnologiche rende molto spesso non<br />
preve<strong>di</strong>bili le prestazioni finali dei pezzi lavorati, con il rischio che in esercizio insorgano<br />
<strong>di</strong>fettosità o problematiche funzionali. Se inoltre si considera che i tecnopolimeri<br />
richiedono alti costi sia per la loro acquisizione che per l’allestimento dei sistemi <strong>di</strong><br />
lavorazione, e che proprio alla luce <strong>di</strong> questi costi sono impiegati per applicazioni ad alto<br />
valore tecnico, il rischio <strong>di</strong> insuccesso è molto alto e <strong>di</strong> fatto ha finora molto frenato la<br />
loro <strong>di</strong>ffusione. Più spesso parti in tecnopolimero sono sovra<strong>di</strong>mensionate o accoppiate<br />
con altri materiali per ridurre tali rischi <strong>di</strong> insuccesso, risultando però in una scadente<br />
ottimizzazione dell’innovazione. La soluzione a questo problema, come prospettato nel<br />
lavoro <strong>di</strong> tesi, passa forzatamente per lo sviluppo <strong>di</strong> un metodo <strong>di</strong> lavoro che preveda la<br />
corretta qualificazione del materiale, in tutte le varie fasi del processo. Inoltre, non è<br />
possibile prescindere da un controllo continuo della produzione, onde evitare che<br />
oscillazioni aleatorie delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> fabbricazione possano far insorgere <strong>di</strong>fettosità<br />
non riscontrate ad inizio produzione. Questa conoscenza della risposta del materiale alle<br />
varie fasi del processo può inoltre essere portata a massimo profitto integrandola nei<br />
sistemi <strong>di</strong> simulazione numerica, i quali, se da un lato forniscono un metodo rapido e<br />
poco costoso per estrarre informazioni utili alla progettazione <strong>di</strong> prodotto/processo,<br />
dall’altro non sono avulsi dai rischi <strong>di</strong> insuccesso già menzionati.<br />
I casi industriali analizzati hanno messo bene in luce quanto variegata possa essere la<br />
risposta dei vari materiali alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stampaggio, tanto da inficiare le<br />
prestazioni <strong>di</strong> esercizio. Applicando criteri or<strong>di</strong>nari <strong>di</strong> progettazione del processo, sono<br />
stati prodotti dei componenti in tecnopolimero da cui si attendevano alte prestazioni.<br />
L’applicazione <strong>di</strong> un approccio or<strong>di</strong>nario, vale a <strong>di</strong>re trattando un tecnopolimero come<br />
una qualunque plastica, ha poi portato a problematiche che non potevano essere risolte<br />
impiegando lo stesso approccio or<strong>di</strong>nario. In alcuni casi si può arrivare a <strong>degli</strong> estremi,<br />
come nel caso della boccola in POM tribologico che generava dei residui sullo stampo.<br />
Allo stesso modo, trattando l’asportazione <strong>di</strong> truciolo in modo or<strong>di</strong>nario, non sarebbe<br />
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