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1 Stato dell’arte<br />

proprietà <strong>di</strong>pendenti dai processi <strong>di</strong> fabbricazione dei singoli semilavorati. A tale scopo<br />

sono stati estratti campioni per prove DSC, DMA e <strong>di</strong> ritiro termico, oltre che per prove <strong>di</strong><br />

trazione usate come confronto per i dati <strong>di</strong> indentazione.<br />

L’interesse principale <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o, nella sua prima parte a temperatura costante,<br />

è quello <strong>di</strong> proporre una tecnica sostitutiva <strong>di</strong> quelle tra<strong>di</strong>zionali per la caratterizzazione<br />

dei materiali plastici me<strong>di</strong>ante macro-indentazione. Un primo confronto viene realizzato<br />

tra i dati <strong>di</strong> indentazione e quelli derivanti dai test <strong>di</strong> trazione. In realtà un confronto<br />

corretto andrebbe fatto a parità <strong>di</strong> velocità <strong>di</strong> deformazione, ma per l’indentazione non è<br />

possibile estrarre un singolo valore per la velocità <strong>di</strong> deformazione dal momento che un<br />

complesso stato tensionale triassiale si sviluppa nel materiale sotto l’indentatore.<br />

Le prove <strong>di</strong> trazione sono tipicamente test <strong>di</strong>struttivi che richiedono molto tempo e<br />

che possono essere realizzate solo su provini appositamente stampati (e dunque<br />

intrinsecamente <strong>di</strong>versi dai prodotti finiti). A volte, per parti molto gran<strong>di</strong>, è possibile<br />

estrarre <strong>di</strong>rettamente dei provini, con non pochi problemi però per quanto riguarda la<br />

ripetibilità e l’efficienza della procedura <strong>di</strong> test. Al contrario, i test <strong>di</strong> macro-indentazione<br />

sono localizzati e non <strong>di</strong>struttivi, al limite minimamente invasivi poiché lasciano una<br />

piccola impronta sul campione.<br />

Finora si è quasi sempre parlato <strong>di</strong> test <strong>di</strong> macro-indentazione quasi statici, svolti a<br />

temperatura ambiente e velocità costante. Il problema scientifico si complica<br />

sensibilmente se si affronta la possibilità <strong>di</strong> effettuare macro-indentazioni a creep. L’idea<br />

è sempre quella <strong>di</strong> utilizzare dei test che, come quelli <strong>di</strong> indentazione, sono<br />

estremamente semplici da realizzare e permettono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare, <strong>di</strong>rettamente sui<br />

prodotti finiti, <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> proprietà meccaniche. Purtroppo la semplicità sperimentale<br />

non coincide con quella dell’interpretazione dei risultati e tale realtà è ancora più<br />

complessa se entrano in gioco le variabili tempo e temperatura come è necessario per un<br />

test <strong>di</strong> creep. Lo scopo principale è quello <strong>di</strong> fornire uno strumento sperimentale<br />

completo che sia capace <strong>di</strong> qualificare un particolare in plastica il più dettagliatamente<br />

possibile. Infatti, il comportamento a creep è uno <strong>degli</strong> aspetti più importanti nella<br />

progettazione <strong>di</strong> strutture in tecnopolimero.<br />

Trattando <strong>di</strong> indentazione a creep, l’estensione della bibliografia scientifica a riguardo<br />

è più ridotta che nel caso dei test quasi statici. Nel già menzionato stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Larsson e<br />

Carlsson [73], si osserva un buon accordo tra i risultati <strong>di</strong> micro-indentazioni a creep e<br />

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