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L’iniezione<br />
1 Stato dell’arte<br />
Il degrado del polimero deve essere assolutamente evitato, perché nei campi <strong>di</strong><br />
applicazione dei tecnopolimeri anche piccole percentuali <strong>di</strong> materiale degradato portano<br />
a gran<strong>di</strong> per<strong>di</strong>te in termini <strong>di</strong> prestazioni, inaccettabili visti i costi affrontati. Ma il degrado<br />
maggiore non è quello che si ottiene durante la plastificazione, il maggior deterioramento<br />
si registra invece in fase <strong>di</strong> iniezione, quando gli alti sforzi <strong>di</strong> taglio che si generano<br />
nell’ugello portano a gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> calore che, se non sono opportunamente smaltite,<br />
si concentrano sul polimero. Per ridurre le problematiche <strong>di</strong> iniezione è necessario<br />
stu<strong>di</strong>are un’apposita geometria dei canali <strong>di</strong> iniezione ed associarvi delle apposite<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro che riducano al minimo gli sforzi <strong>di</strong> taglio.<br />
Riempimento dello stampo<br />
La viscosità dei tecnopolimeri è molto alta, se si aggiunge che non possono essere<br />
iniettati troppo velocemente, visto il rischio <strong>di</strong> degrado, si ricava che è obbligatorio uno<br />
stretto controllo del riscaldamento dello stampo. Lo stampo deve avere una temperatura<br />
almeno <strong>di</strong> 300°C durante l’iniezione del PEEK, con un controllo accurato per evitare<br />
surriscaldamenti che portano a degrado o raffreddamento che generano riempimenti<br />
incompleti. Una volta riempito lo stampo, la storia termica del raffreddamento definisce<br />
le proprietà finali dei componenti. Altissime velocità <strong>di</strong> raffreddamento possono anche<br />
portare a totale assenza della fase cristallina. Normalmente, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stampaggio<br />
ad iniezione, il PEEK è sempre semicristallino ma la percentuale <strong>di</strong> cristallinità può variare<br />
a seconda del tipo <strong>di</strong> raffreddamento affrontato. Generalmente la parti superficiali dei<br />
componenti, in prossimità delle superfici dello stampo, cristallizzano meno e con cristalli<br />
più piccoli. Alla fine, un riscaldamento <strong>di</strong> normalizzazione risulta sempre in un<br />
miglioramento delle prestazioni dei componenti. Ma nessun trattamento successivo alla<br />
fase <strong>di</strong> riempimento può recuperare una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> raffreddamento <strong>di</strong>sastrosa. In<br />
particolare, se in fase <strong>di</strong> raffreddamento insorgono tensioni significative, gli svergolamenti<br />
che ne nascono non sono mai accettabili e comunque irrecuperabili.<br />
Ulteriori <strong>di</strong>fficoltà insorgono in casi <strong>di</strong> costampaggio, i quali per i tecnopolimeri sono<br />
molto <strong>di</strong>ffusi. Infatti generalmente si abbatte il costo dei tecnopolimeri impiegandoli<br />
esclusivamente nelle parti <strong>di</strong> un componente in cui servono e realizzando il resto in una<br />
materia plastica alternativa. Nel costampaggio si deve fare attenzione a che il materiale<br />
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