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Amministrare GNU/Linux - Cia

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3.2. ALTRI FILE 1133.2 Altri fileRaccogliamo in questa sezione le informazioni relative ad una serie di altri file di configurazionerelativi a funzionalità del sistema che non sono facilmente raggruppabili sotto un denominatorecomune, o che hanno a che fare con la configurazione di comandi di base.3.2.1 Il file rc.local e la directory rc.bootNella trattazione della procedura di avvio del sistema in sez. 5.3.4 vedremo che per far eseguireun proprio script nella sequenza di avvio basterà creare un opportuno link simbolico e come losi potrà inserire in un punto preciso della sequenza, compreso in fondo alla stessa; in alcunedistribuzioni però si è soliti usare un file specifico per far eseguire dei comandi dopo che tuttala procedura di avvio è stata completata.In genere questo file è rc.local e si trova fra gli script di avvio (in /etc/rc.d o anchedirettamente in /etc/). Esso viene eseguito alla fine della procedura di avvio, ed assume unpo’ il significato di quello che è l’autoexec.bat del DOS: contiene i comandi che si voglionoeventualmente dare dopo che tutti i servizi sono partiti. Trattandosi di uno script di shell nonsi tratta propriamente di un file di configurazione.Una modalità alternativa (supportata ad esempio da Debian), è quella dell’uso della directory/etc/rc.boot nella quale si possono mettere gli script che si vuole siano eseguiti alla fine dellaprocedura di inizializzazione. In tal caso occorre tenere presente che i file dovranno essereeseguibili, e il loro nome non dovrà contenere caratteri speciali. 183.2.2 La directory /etc/skel ed il file /etc/shellsAltri file non classificabili in una specifica categoria, anche se connessi alla gestione degli utenti,sono /etc/shells ed il contenuto della directory /etc/skel. Come vedremo meglio in sez. 4.3.2trattando i comandi per la gestione degli utenti, è possibile creare uno scheletro del contenutodella home directory di ogni nuovo utente in modo che questo sia automaticamente disponibiletutte le volte che se ne crea uno.La directory /etc/skel, come il nome stesso suggerisce, è quella che contiene questo scheletro.Tutti i file e le directory che si vuole siano creati nella home directory dei nuovi utenti(ad esempio una opportuna copia di .bashrc, .bash_profile e di altri eventuali file di configurazione)possono essere messi in questa directory, e saranno automaticamente copiati nellarelativa home alla creazione di ogni nuovo utente.Il file /etc/shells invece è quello che contiene la lista delle shell valide che l’utente puòselezionare con il comando chsh (vedi sez. 4.3.2). Il file utilizza il solito formato, le righeinizianti per # sono considerate commenti, e le righe vuote sono ignorate. Ogni riga non vuotacontiene un solo campo che specifica il pathname completo del programma che può essere usatocome shell.Un utente che voglia cambiare la propria shell di default potrà usare solo una shell fra quelleche sono indicate in questo file; in questo modo l’amministratore può lasciare all’utente la libertàdi modificare la propria shell di login, restringendola però alle shell autorizzate.Il file viene anche usato da alcuni servizi per verificare se un utente è un utente normale,sulla base della presenza della sua shell di login (tratteremo l’argomento in sez. 4.3.3) in questofile; ad esempio vari server FTP rifiutano l’accesso ad username corrispondenti ad utenti chenon hanno una shell valida fra quelle elencate in /etc/shells.18 infatti Debian esegue gli script usando lo speciale comando run-parts che, come vedremo in sez. 3.3.1, lanciatutti gli script presenti in una directory posto che il loro nome sia nel formato adatto.

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