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Amministrare GNU/Linux - Cia

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1.2. L’ARCHITETTURA DEI FILE 19In fig. 1.3 è riportata una rappresentazione grafica della struttura generale delle directoryprevista dal FHS, (si è mostrata solo una parte delle directory previste). I dettagli completisulla struttura (così come le specifiche relative ad i contenuti delle varie directory, possonoessere reperiti sul documento ufficiale di definizione del FHS, disponibile all’indirizzo:http://www.pathname.com/fhs/.Figura 1.3: Struttura tipica delle directory, secondo il Filesystem Hierarchy Standard.L’importanza del Filesystem Hierarchy Standard diventa evidente quando si vanno ad esaminarele strategie partizionamento dei dischi. In tal caso infatti occorrerà stabilire quali directorydovranno andare sul filesystem usato come radice, e quali altre directory porre su altre partizioni.È evidente infatti che alcune directory (come /usr ed /opt) possono essere mantenute supartizioni e filesystem diversi rispetto alla directory radice. È pertanto utile separare questedue directory che, contenendo file comuni di norma identici per le diverse installazioni, possonoessere montate in sola lettura e non inserite nei backup (in quanto è possibile sempre ripristinarledall’installazione), o addirittura montate via rete e condivise fra più macchine.La situazione è invece del tutto diversa per directory come /home e /var. Anche in questocaso è opportuno separarle dalle altre directory, ma in questo caso è necessario l’accesso inscrittura e le informazioni variabili non saranno necessariamente condivisibili (ad esempio nonlo sono /var/run e /var/lock che contengono informazioni sui processi locali). Inoltre essendoqui contenuti la gran parte dei dati del sistema (le altre directory sono solo /root per i filepersonali dell’amministratore e /etc per le configurazioni) queste dovranno essere sottoposte aregolare backup.Si tenga inoltre presente che alcune di queste directory (ad esempio /proc) devono esserelasciate vuote sul disco; esse infatti servono solo come riferimento per montare i relativi filesystemvirtuali. Non ha quindi alcun senso effettuare backup del contenuto di queste directory in quantoesse presentano solo una interfaccia di accesso (che permette però l’uso dei normali comandi peri file) a variabili interne del kernel create dinamicamente.1.2.4 La gestione dell’uso di dischi e volumiUna delle caratteristiche di <strong>GNU</strong>/<strong>Linux</strong> che disorientano maggiormente chi proviene da altrisistemi operativi è la presenza di un unico albero delle directory, come illustrato in sez. 1.2.3.Non esistendo il concetto di volume o disco come entità separata, questo significa (come accennatoin sez. 1.2.3) che i nuovi dischi devono essere inseriti in maniera opportuna all’internodell’albero, in modo che il loro contenuto possa essere visto all’interno delle opportune directory,con quell’operazione che si chiama montaggio del disco.Allora, a parte la directory radice che viene montata dal kernel all’avvio, 27 tutti gli altrivolumi, che siano filesystem contenuti in partizioni diverse dello stesso disco o in altri dischi,27 e come vedremo in sez. 5.3 la definizione di quale sia il dispositivo su cui si trova il filesystem che contiene laradice è una delle impostazioni fondamentali relative all’avvio del sistema.

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