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Acta Ordinis Fratrum Minorum - OFM

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EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 223del Poverello, la gioia che proviene dall’esserecon il Signore (cf. VC 109), una gioia chiamataa trovare una particolare e visibile formaespressiva nelle relazioni all’interno della Fraternità.Ci si può allora chiedere se la nostra vitafrancescana esprima o no, di fronte ai contemporaneiche ricercano questo stile di testimonianza,gioia vera e felicità autentica.Ci si può chiedere se manifestiamo nel voltola felicità che dovrebbe riempire il cuore dichi, come Paolo, si sa conquistato, afferratodal Cristo; di chi, come Maria di Betania, hascelto la parte migliore. Ci si può chiederese le nostre parole portano, come nel caso diMaria di Nazareth, una Bella Notizia, se sonoportatrici del Vangelo. Di fronte a tali domandi,non rispondiamo subito e spontaneamentecon un “sì”, convinto anche se piuttosto generico,ma indaghiamo la nostra realtà concretae la nostra quotidianità. La risposta che daremoa questa domanda indicherà se veramenteabbiamo trovato il “tesoro” o no, la “perlapreziosa” o no.Siamo chiamati, cari fratelli, a mostrare lavita consacrata stessa come esistenza pienamenteriuscita, anche a livello umano, ricca disignificato e fonte di felicità. E questo si mostrerànel passo, nel ritmo della nostra vita. IlVangelo ascoltato dice che «Maria si mise inviaggio verso la montagna e raggiunge in frettauna città di Giuda» (Lc 1,39). Mi piace pensarea Maria che corre nel deserto di Giuda per andarea trovare la sua cugina Elisabetta. Questaimmagine è ancora più eloquente se teniamopresente che in Oriente correre era qualcosa diinsolito. Domandiamoci allora, perché correMaria? Maria corre non mossa dalla curiositào per accertarsi delle parole dell’Angelo. Correperché ella è ben consapevole che ha qualcunoda portare a Giovanni e Elisabetta. Correperché è cosciente dell’urgenza di comunicaretale dono agli altri. Corre perché la sua vita èstata “toccata” da Colui che è il Vangelo delPadre all’umanità. Chi lascia entrare il Signorenel suo cuore non può trattenerlo per sé solo,ma sente la necessità e l’urgenza di comunicarloagli altri. L’incontro con il Signore diventamessaggio a quanti ci circondano.«Quanto sono belli i piedi di coloro cheportano un lieto annuncio di bene!» (Is 52,7).Quanto sono belli i piedi di Maria la primaevangelizzatrice. Quanto sono belli i piedi ditutti coloro che come lei si mettono in cammino,«con corsa veloce, passo leggero» (2LAg12), senza lasciarsi avvolgere da nessuna«nebbia di amarezza» (3LAg 11), come affermaChiara nelle sue lettere.Alla luce di questo correre di Maria dovremointerrogarci sul ritmo della nostra vita, perchéda questo dipenderà anche la nostra testimonianza.Come gli altri potranno intuire chesiamo portatori di un tesoro se il nostro passoè stanco, e se il nostro volto si è fermato al venerdìsanto senza trasmettere la gioia della domenicadi Pasqua? Si evangelizza certamentecon le parole, ma soprattutto con la vita, conun volto di risorto, con un passo come quellodi Maria di Nazaret, come quello di coloroche corrono al sepolcro il primo giorno dellasettimana. Questa è una grande sfida per noiche tante volte confondiamo la serietà dellasequela di Cristo con un volto triste. Ricordiamocifratelli che una sequela triste è una tristesequela, incapace di comunicare e trasmetterela bellezza di essere di Cristo.La “lieta notizia” del Vangelo non può, certo,produrre persone tristi e rassegnate. D’altraparte non possiamo essere semplici “spacciatori”di gioia, intenti a propagandare una gioiaingessata e perciò senza rischio di contagio.Forse è il momento, come consacrati e francescani,di dichiararci annunciatori e al tempostesso cercatori della vera gioia, che ha la suaragione d’essere nel Cristo, che confessiamoe cantiamo, con Francesco, nostra gioia vera(cf. LodAl 4).Il testo del Vangelo che abbiamo ascoltatosi conclude con il canto di Maria. Il Magnificatè il canto di lode di coloro che hanno sperimentatola salvezza; esprime la beatitudinedi chi ha riconosciuto l’azione di Dio in suofavore; prorompe dal cuore di chi ha accoltoil suo Signore; è il frutto maturo dell’ascoltodi fede, in cui si svela compiutamente il sensodella creazione e della storia. Maria nel Magnificatè la bocca della figlia di Sion e di tuttal’umanità, anche di noi, e di tutta la creazioneche vede compiersi la promessa di Dio. PerFrancesco, il Signore è la gioia e la fonte dellavera gioia.Come Maria di Nazareth, apriamoci a Dioe faremo della nostra vita un vero magnificat,testimoniando in ogni momento la bellezzadella sequela di Cristo sulle orme del padresan Francesco.Fr. José Rodríguez Carballo, ofmMinistro generale

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