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"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...

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Stati Uniti d’America contro Unione europea<br />

punto da suscitare questa domanda: esiste<br />

ancora l’Occidente? Un <strong>in</strong>terrogativo che<br />

si pone <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta, dal<strong>la</strong> f<strong>in</strong>e del<strong>la</strong><br />

seconda guerra mondiale. [...] Ma ormai<br />

esiste un Occidente at<strong>la</strong>ntico e un Occidente<br />

europeo. Come dire che l’Occidente non<br />

c’è più. E se ciò che dico è vero e dest<strong>in</strong>ato<br />

a durare nel tempo, allora si può veramente<br />

par<strong>la</strong>re di una rottura di civiltà”.<br />

Il giorno d’a<strong>per</strong>tura dell’Assemblea generale<br />

dell’Onu scriveva 7 : “Siamo noi i nemici<br />

degli Stati Uniti? Il nostro collega T.<br />

L. Friedman del ‘New York Times’ lo pretende.<br />

Non è il primo a pensarlo ma è tra i<br />

primi a dirlo <strong>in</strong> maniera aggressiva. Numerosi<br />

francesi che vivono negli Stati Uniti,<br />

vic<strong>in</strong>i agli ambienti degli affari, del<strong>la</strong> cultura<br />

e dello spettacolo, confermano che <strong>in</strong><br />

effetti gli americani hanno l’impressione di<br />

ribattere alle nostre ostilità ben più di quanto<br />

non siano loro a provocarle”. Daniel crede<br />

che questo sentimento aumenti a mano<br />

a mano che <strong>la</strong> situazione si degrada a Bagdad<br />

e a Gerusalemme, e non capisce come<br />

possano gli americani dimenticare l’immenso<br />

movimento di solidarietà dei francesi<br />

e degli europei al momento degli attentati<br />

dell’11 settembre. Nessuno se ne vuole<br />

ricordare, dice, né americani né francesi,<br />

“come se negli Stati Uniti si abbia <strong>in</strong>teresse<br />

a dimenticarlo <strong>per</strong> meglio odiarci; come se<br />

<strong>in</strong> Francia noi si abbia vergogna d’essere<br />

stati ‘tutti americani’...”.<br />

Sulle questioni di fondo, sostiene che le<br />

posizioni di Bush e di Chirac sono c<strong>in</strong>icamente<br />

complementari. L’americano non<br />

vuole cedere una so<strong>la</strong> parcel<strong>la</strong> d’autorità;<br />

il francese si contenta di dichiarare che non<br />

manderà mai truppe e che gli iracheni devono<br />

essere padroni <strong>in</strong> casa loro. Di questa<br />

fatta, l’unica conclusione che <strong>in</strong>travede è<br />

che “un’accresciuta degradazione dei rapporti<br />

già pessimi tra gli Stati Uniti e <strong>la</strong> Francia<br />

porrà <strong>per</strong>f<strong>in</strong>o <strong>la</strong> dolorosa questione<br />

del<strong>la</strong> sopravvivenza dell’Occidente. Può<br />

darsi che gli Stati Uniti non siano più capaci<br />

o degni d’assicurare l’unità d’una civilizzazione<br />

che ha dato le sue leggi al nostro<br />

mondo <strong>per</strong> qualche secolo. Ma come non<br />

si vede ancora un’Europa unita capace di<br />

prenderne il posto, non resta altro che s<strong>per</strong>are<br />

che il popolo americano si svegli e<br />

ponga f<strong>in</strong>e rapidamente alle rozze utopie<br />

<strong>in</strong>terventiste imprudentemente att<strong>in</strong>te al<strong>la</strong><br />

tradizione di Theodore Roosevelt”.<br />

Questa prosa, questi ragionamenti, sono<br />

familiari al lettore italiano. Sono i ragionamenti<br />

di firme giornalistiche che negli<br />

anni del secolo scorso, un secolo <strong>in</strong> cui<br />

l’ideologia ha giocato tutta <strong>la</strong> sua potenza<br />

e <strong>la</strong> sua nefandezza, sono state uno scoglio<br />

di realismo <strong>in</strong>terpretativo a cui aggrapparsi.<br />

Ma oggi, con <strong>la</strong> scomparsa dei vecchi<br />

riferimenti e degli antichi ancoraggi, i loro<br />

ragionamenti ci appaiono <strong>in</strong>congruamente<br />

ideologici e prigionieri di una visione<br />

nostalgica. Gli ex realisti sono ora gli ideologisti<br />

che s’illudono che basti un cambio<br />

di guardia nell’amm<strong>in</strong>istrazione statunitense<br />

<strong>per</strong>ché mut<strong>in</strong>o le sorti verso cui si è <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>ato<br />

il mondo. Di fronte a essi, ma<br />

senza alcun rapporto con essi - né ce ne possono<br />

essere - stanno i nuovi realisti, quelli<br />

che semplicemente osservano ciò che i rapporti<br />

<strong>in</strong>ternazionali producono qui e ora<br />

sul<strong>la</strong> base delle realtà cont<strong>in</strong>genti.<br />

L’amm<strong>in</strong>istratore delegato Corrado Passera,<br />

a fondamento del<strong>la</strong> nozione di potenza<br />

richiamata nel<strong>la</strong> sua prolusione agli<br />

énaïstes, ha posto un solo dato: gli scambi<br />

aggregati a livello europeo. “Siamo una<br />

potenza commerciale senza pari - ha detto<br />

7 Editoriale Nos “ennemi” américa<strong>in</strong>s, <strong>in</strong> “NouvelObs.com”, 23 settembre 2003, http:/<br />

/<strong>per</strong>manent.nouvelobs.com<br />

a. XXIII, n. s., n. 2, dicembre 2003 9

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