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"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...

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ecensioni e segna<strong>la</strong>zioni<br />

- afferma l’autore - il caucciù, il petrolio, <strong>la</strong><br />

tecnologia delle telecomunicazioni e del<strong>la</strong><br />

gestione delle <strong>in</strong>formazioni fornita dall’Itt<br />

e dall’Ibm, <strong>la</strong> Germania hitleriana non avrebbe<br />

potuto nemmeno sognarsi i c<strong>la</strong>morosi<br />

e rapidi successi militari dei primi anni<br />

del<strong>la</strong> guerra-<strong>la</strong>mpo tedesca. Ci fu un momento,<br />

scrive, nel quale General Motors e Ford<br />

fabbricavano non meno del<strong>la</strong> metà del<strong>la</strong><br />

produzione totale di carri armati tedeschi.<br />

E quando <strong>la</strong> Germania fu sconfitta le corporations<br />

americane non ebbero alcun disturbo<br />

<strong>per</strong> i servizi resi al nemico. La General<br />

Motors e le altre corporations che avevano<br />

fatto affari coi nazisti non furono punite,<br />

anzi furono risarcite <strong>per</strong> i danni subiti dalle<br />

loro affiliate tedesche a causa delle <strong>in</strong>cursioni<br />

aeree angloamericane.<br />

Neanche l’ostentato e proc<strong>la</strong>mato odio<br />

razziale dei nazisti offendeva più di tanto<br />

<strong>la</strong> sensibilità americana negli anni trenta.<br />

Negli anni venti e trenta esso era diffuso<br />

non so<strong>la</strong>mente <strong>in</strong> Germania, ma <strong>in</strong> molti altri<br />

paesi, <strong>in</strong>clusi gli Stati Uniti. Il più conosciuto<br />

antisemita americano fu l’<strong>in</strong>dustriale<br />

Henry Ford, che ammirava Hitler e lo appoggiò<br />

economicamente e il cui libro antisemita,<br />

“Internazionale ebraica”, ispirò il futuro<br />

führer. Lo scoppio del<strong>la</strong> guerra <strong>in</strong> Europa<br />

aprì agli Stati Uniti opportunità <strong>in</strong>teressanti<br />

<strong>per</strong> l’<strong>in</strong>dustria impantanata da quasi un<br />

decennio <strong>in</strong> una profonda crisi economica.<br />

Gli aiuti americani all’Inghilterra furono subord<strong>in</strong>ati<br />

al<strong>la</strong> firma di un contratto che faceva<br />

promettere agli <strong>in</strong>glesi lo smantel<strong>la</strong>mento,<br />

al term<strong>in</strong>e del<strong>la</strong> guerra, del sistema<br />

protezionista di tariffe che non proibiva, ma<br />

limitava seriamente le esportazioni americane<br />

verso <strong>la</strong> Gran Bretagna e le sue colonie.<br />

Lo scenario più vantaggioso <strong>per</strong> l’establishment<br />

americano era che <strong>la</strong> guerra fra<br />

Inghilterra e Germania non si concludesse<br />

subito ma durasse a lungo, <strong>in</strong> modo da poter<br />

cont<strong>in</strong>uare ad <strong>in</strong>viare rifornimenti al socio<br />

britannico. Quando il 22 giugno 1941 scattò<br />

l’o<strong>per</strong>azione Barbarossa, cioè l’attacco<br />

tedesco all’Unione Sovietica, l’élite americana<br />

si augurò che <strong>la</strong> guerra sul fronte orien-<br />

tale si protraesse nel tempo, così da logorare<br />

entrambi i contendenti. Grazie al<strong>la</strong> guerra<br />

di<strong>la</strong>gante <strong>in</strong> Europa, agli Stati Uniti era data<br />

<strong>la</strong> possibilità di uscire dal<strong>la</strong> grande depressione<br />

che durava ormai da dieci anni, poiché<br />

i mercati del<strong>la</strong> Gran Bretagna e dell’Urss<br />

si aprivano ai prodotti <strong>in</strong>dustriali americani.<br />

I piani americani consistenti nel trarre il<br />

massimo profitto economico e politico dal<strong>la</strong><br />

guerra <strong>in</strong> corso, senza parteciparvi, subirono<br />

una modifica a causa dell’attacco giapponese<br />

a Pearl Harbour, nel dicembre del<br />

1941. A proposito dell’entrata <strong>in</strong> guerra degli<br />

Stati Uniti va ribadita, con lo storico americano<br />

Howard Z<strong>in</strong>n, una verità che può<br />

sembrare banale e nota (ma ciò che è noto<br />

non necessariamente è conosciuto): “Non<br />

furono le <strong>per</strong>secuzioni di Hitler agli ebrei<br />

quello che portò gli Stati Uniti nel<strong>la</strong> seconda<br />

guerra mondiale. Quello che li fece partecipare<br />

pienamente al conflitto fu l’attacco<br />

giapponese di Pearl Harbour, un’enc<strong>la</strong>ve<br />

dell’Im<strong>per</strong>o americano nel Pacifico”.<br />

Per uno scherzo non previsto del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

gli americani si trovarono così a combattere<br />

il nazifascismo a fianco di quello che consideravano<br />

il nemico più <strong>per</strong>icoloso: il comunismo<br />

sovietico. La strategia americana<br />

adottata <strong>in</strong> accordo con gli <strong>in</strong>glesi, consistette<br />

nel <strong>la</strong>sciare che le armate tedesche e<br />

sovietiche si consumassero nelle grandi battaglie<br />

sul fronte orientale. A differenza di<br />

Roosevelt, disposto ad aprire al più presto<br />

un secondo fronte <strong>in</strong> Europa <strong>per</strong> alleggerire<br />

il peso del<strong>la</strong> guerra che ricadeva tutto sull’Armata<br />

rossa, Churchill si opponeva. In<br />

merito, diversi analisti hanno sostenuto che,<br />

già nell’estate del 1942, militarmente era<br />

possibile tentare di aprire un secondo fronte<br />

sulle coste francesi o da qualche altra<br />

lungo le coste occidentali. A favore di questa<br />

ipotesi è stato ricordato che <strong>in</strong> quell’anno<br />

i tedeschi disponevano ad Occidente di<br />

sole c<strong>in</strong>quantanove divisioni contro le duecentosessanta<br />

schierate sul fronte russo e<br />

che non erano ancora tr<strong>in</strong>cerati bene come<br />

lo sarebbero stati nel 1944, poiché l’ord<strong>in</strong>e<br />

di costruire il Vallo At<strong>la</strong>ntico fu dato da Hitler<br />

nell’agosto del 1942 e <strong>la</strong> costruzione<br />

a. XXIII, n. s., n. 2, dicembre 2003 129

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