"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...
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L’<strong>in</strong>serimento dei veneti nelle val<strong>la</strong>te <strong>la</strong>niere biellesi<br />
“[...] <strong>la</strong> maggior parte sono emigrati <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> Francia, <strong>per</strong> l’Australia, l’America, sono<br />
emigrati quasi tutti” (testimonianza di S.<br />
Rodighiero).<br />
Alcuni sono emigrati all’estero successivamente.<br />
“Mio padre e gli altri sono venuti dal Veneto<br />
quando c’era poco <strong>la</strong>voro, poi anche<br />
da qui quando era entrata <strong>la</strong> crisi del ’30 e<br />
’28, ma anche <strong>la</strong> famosa crisi del ’29 <strong>in</strong> America,<br />
che si è ri<strong>per</strong>cossa anche qui, qualcuno<br />
si è trasferito anche <strong>in</strong> Francia e <strong>in</strong><br />
Belgio, <strong>per</strong> esempio mio nonno ha <strong>la</strong>vorato<br />
otto mesi circa <strong>in</strong> Francia. Lì <strong>la</strong> maggior<br />
parte erano veneti. Facevano scavi fluviali,<br />
qualcuno è andato <strong>in</strong> m<strong>in</strong>iera e altri si sono<br />
fermati lì. In Svizzera poca roba, prendevano<br />
solo <strong>per</strong>iodicamente, magari un <strong>la</strong>voro<br />
di sei mesi e poi si doveva tornare <strong>in</strong> Italia”<br />
(testimonianza di V. Nichele).<br />
La <strong>storia</strong> degli emigranti italiani <strong>in</strong> Belgio<br />
è ricordata da molti <strong>per</strong> il peso che ebbe<br />
nell’emigrazione <strong>in</strong> generale e può far comprendere<br />
meglio lo stato d’animo di tutti i<br />
veneti che <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e si stabilirono nel Biellese,<br />
pronti ad accettare qualsiasi mansione pur<br />
di poter s<strong>per</strong>are <strong>in</strong> una soluzione migliore.<br />
Aver <strong>la</strong>vorato nei pozzi neri del Bor<strong>in</strong>age,<br />
di Charleroi e Liegi, significava essere<br />
stati esposti a gravi rischi <strong>per</strong> <strong>la</strong> propria <strong>in</strong>columità,<br />
contraendo le ma<strong>la</strong>ttie del carbone,<br />
che corrode i polmoni causando anche<br />
l’<strong>in</strong>validità. Inoltre, nelle m<strong>in</strong>iere buie e<br />
profonde, dove gli <strong>in</strong>cidenti erano frequenti,<br />
<strong>la</strong>voravano moltissime donne e bamb<strong>in</strong>i,<br />
che poi alloggiavano <strong>in</strong> baracche dalle<br />
pessime condizioni. L’episodio più tragico<br />
fu il crollo di Marc<strong>in</strong>elle nel 1956, <strong>in</strong> cui<br />
<strong>per</strong>sero <strong>la</strong> vita centotrentasei italiani 6 .<br />
Numerosi veneti, prima di arrivare nel<br />
Biellese, <strong>la</strong>vorarono anche nelle m<strong>in</strong>iere<br />
del<strong>la</strong> Val d’Aosta che attirarono i flussi dal<br />
Nord-Est a partire dal 1915-1920, con un<br />
picco tra il 1928 e il 1931.<br />
Tutto ciò fa capire quanto varia potesse<br />
essere <strong>la</strong> manova<strong>la</strong>nza che quel<strong>la</strong> regione<br />
poteva offrire al Piemonte, dove all’<strong>in</strong>izio<br />
furono anche impiegati al di fuori delle <strong>in</strong>dustrie.<br />
Le catene di richiamo<br />
Dalle testimonianze emerge un ulteriore<br />
aspetto che caratterizzò non solo le migrazioni<br />
<strong>in</strong>terne tra Vicent<strong>in</strong>o e Biellese, ma<br />
anche il fenomeno emigrazione <strong>in</strong> generale.<br />
Si tratta delle re<strong>la</strong>zioni che solitamente<br />
si <strong>in</strong>staurano tra chi abbandona il proprio<br />
paese e chi resta. Un vero supporto di fronte<br />
ai disagi che si affrontavano <strong>in</strong> seguito ai<br />
trasferimenti: le cosiddette “catene” o “reti”<br />
di richiamo si basano su due elementi fondamentali:<br />
<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> e <strong>la</strong> compaesanità,<br />
veri col<strong>la</strong>nti tra le località di partenza e le<br />
zone di arrivo, che garantivano <strong>in</strong>formazioni<br />
essenziali, il supporto logistico, l’avvio<br />
al <strong>la</strong>voro e i riferimenti culturali 7 .<br />
I primi a partire furono generalmente gli<br />
uom<strong>in</strong>i, che <strong>per</strong> qualche mese andavano <strong>in</strong><br />
Piemonte come stagionali, <strong>in</strong>viando a casa<br />
parte del guadagno e ritornando al paese<br />
nei mesi di disoccupazione. Partivano soli<br />
o con i fratelli, i figli più grandi e i conoscenti.<br />
Generalmente, appena arrivati nel<br />
6 DELISIO VILLA (a cura di), La valigia dell’emigrante. L’emigrazione nell’area bassanese<br />
da Asiago al<strong>la</strong> Valsugana, da Marostica al<strong>la</strong> Pedemontana del Grappa, da Breganze a<br />
Sondrigo e Castelfranco, Vicenza, La Valigia, 1999, p. 86.<br />
7 AMALIA SIGNORELLI, Movimenti di popo<strong>la</strong>zione e trasformazioni culturali, <strong>in</strong> FRANCESCO<br />
BARBAGALLO (a cura di), Storia dell’Italia repubblicana, Tor<strong>in</strong>o, E<strong>in</strong>audi, 1996, vol. II, p.<br />
610.<br />
a. XXIII, n. s., n. 2, dicembre 2003 61