"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...
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za” ebraica dell’<strong>in</strong>dividuo considerato.<br />
Una di queste reca il seguente testo: “[...]<br />
si comunica che <strong>la</strong> nom<strong>in</strong>ata Foa R<strong>in</strong>alda<br />
fu Sansone, già residente a Vercelli ed <strong>in</strong><br />
atto allontanatasi <strong>per</strong> ignota direzione, appartiene<br />
al<strong>la</strong> razza ebraica”, segue <strong>la</strong> firma<br />
del questore, A. Sartoris.<br />
Proseguiva <strong>in</strong>tanto <strong>la</strong> caccia agli ebrei<br />
vercellesi, dal<strong>la</strong> quale emersero le grandi<br />
contraddizioni con le quali fu condotta tutta<br />
<strong>la</strong> politica antisemita, f<strong>in</strong>o all’ultimo<br />
giorno. Infatti, se da un <strong>la</strong>to molti ebrei furono<br />
arrestati, e tra questi anche alcuni ebrei<br />
discrim<strong>in</strong>ati e “misti”, senza dist<strong>in</strong>zioni di<br />
Crist<strong>in</strong>a Merlo<br />
alcun tipo, dall’altra, <strong>in</strong>vece, altri ebrei, <strong>per</strong><br />
ragioni a volte <strong>in</strong>comprensibili e del tutto<br />
casuali, vennero risparmiati. È il caso di un<br />
ebreo vercellese, tale Lazzaro Segre detto<br />
Lazzar<strong>in</strong>o, che era Schamasch del Tempio<br />
e che non venne mai ufficialmente considerato<br />
un “ebreo economicamente utile al<br />
Reich”, ma non venne ugualmente mai “né<br />
toccato né arrestato”. Inoltre, bisogna segna<strong>la</strong>re<br />
che alcuni ebrei, grazie agli aiuti<br />
del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di Vercelli, ma anche del<br />
Biellese e del<strong>la</strong> Valsesia, riuscirono a trovare<br />
una via di fuga, che non sempre si rivelò<br />
sicura 23 .<br />
23 Cfr. A. LOVATTO, art. cit., pp. 26-29.<br />
Anche Sarasso afferma che: “[...] sul<strong>la</strong> scorta degli <strong>in</strong>dirizzi e dei nomi rilevati <strong>in</strong> Questura,<br />
ma soprattutto a causa delle molte ‘soffiate’ e <strong>in</strong>formazioni anonime, vengono arrestati<br />
e deportati quattordici ebrei vercellesi, nessuno dei quali farà ritorno dai campi di<br />
<strong>in</strong>ternamento e di elim<strong>in</strong>azione istituiti dai nazisti.<br />
I loro nomi (unitamente a quelli di quattro ebrei di Biel<strong>la</strong> e uno di Novara) sono ricordati<br />
<strong>in</strong> una <strong>la</strong>pide murata nel cimitero israelitico di Vercelli, <strong>in</strong> corso Randaccio. La didascalia<br />
è stata dettata dal nuovo rabb<strong>in</strong>o di Vercelli, prof. Gustavo Calò, e dice: ‘Pregando <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
beatitud<strong>in</strong>e eterna delle anime dei vostri cari ricordate le anime sante purificate dal fuoco<br />
del sacrificio delle vittime del<strong>la</strong> ferocia nazista’.<br />
La <strong>la</strong>pide è stata murata nel 1946 dal nuovo presidente Mario Debenedetti. Quando<br />
venne sco<strong>per</strong>ta era presente anche il rabb<strong>in</strong>o Massiach, venuto <strong>per</strong> l’occasione da Firenze.<br />
Le vittime vennero commemorate con una commovente orazione dell’avv. Vittorio C<strong>in</strong>goli.<br />
Le preghiere <strong>in</strong> suffragio vennero recitate dal rabb<strong>in</strong>o Calò”.<br />
Il 25 aprile del 1990 è stata affissa, nel<strong>la</strong> parte esterna del municipio di Vercelli, una<br />
seconda <strong>la</strong>pide <strong>in</strong> onore dei deportati vercellesi; i nomi degli ebrei segna<strong>la</strong>ti sono gli stessi<br />
del<strong>la</strong> <strong>la</strong>pide <strong>in</strong>dicata da Terenzio Sarasso; compaiono qu<strong>in</strong>di, oltre ai deportati vercellesi,<br />
anche quattro ebrei di Biel<strong>la</strong> ed uno di Novara. La <strong>la</strong>pide è così <strong>in</strong>tito<strong>la</strong>ta: “Ebrei che,<br />
deportati ad Auschwitz, non sono più tornati”; seguono i nomi: Diena Giacomo, Foa Jole,<br />
Franchetti Leonardo, Franchetti Olga, Jona Annetta, Jona Enrichetta, Jona Felice, Jona<br />
Giuseppe, Jona Segre G<strong>in</strong>a, Leblis Giuseppe, Maroni Segre Delia, Niss<strong>in</strong> Augusta, Norzi<br />
Ottolenghi Edvige, Norzi Guido, Ottolenghi Enrichetta, Tedeschi Carmi Adele, Vitale<br />
Ovazza Ada, Vitale Ovazza Elvira, Weimberg Giuseppe.<br />
I c<strong>in</strong>que ebrei non vercellesi sono: Niss<strong>in</strong> Augusta, Vitale Ovazza Ada, Vitale Ovazza<br />
Elvira, Weimberg Giuseppe, Diena Giacomo. Dei quattordici ebrei deportati, grazie alle<br />
ricerche condotte, ho potuto scoprire alcune notizie sul<strong>la</strong> loro vita così bruscamente troncata<br />
dal<strong>la</strong> deportazione <strong>in</strong> campo di sterm<strong>in</strong>io. Nell’ord<strong>in</strong>e: Jole Foa era figlia di Tobia<br />
Sansone Foa e Eleonora Tedeschi; nacque a Vercelli il 16 novembre 1890, emigrò da Vercelli<br />
<strong>per</strong> trasferirsi a Mi<strong>la</strong>no; il partico<strong>la</strong>re importante che <strong>la</strong> riguarda fu <strong>la</strong> sua occupazione<br />
come segretaria di Far<strong>in</strong>acci e da questi protetta f<strong>in</strong>o al 1942-43, quando venne arrestata<br />
e deportata. Leonardo Franchetti, figlio di Abramo Franchetti e Teresa Menso, nacque a<br />
Vercelli il 14 marzo 1907 e ivi risiedette <strong>in</strong> via 17 novembre 21 (via Foa); si sposò il 12<br />
88 l’impegno