"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...
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Stati Uniti d’America contro Unione europea<br />
tico e vic<strong>in</strong>orientale. Ciò che probabilmente<br />
sfugge a Rumsfeld, e ciò che non comprende<br />
<strong>la</strong> cosiddetta Nuova Europa, è che sul<br />
palcoscenico europeo c’è posto <strong>per</strong> tre soli<br />
protagonisti: Francia, Germania, Regno<br />
Unito. Per les enfants c’è posto en paradis,<br />
<strong>in</strong> piccionaia, da dove potranno seguire lo<br />
spettacolo app<strong>la</strong>udendo o fischiando, appassionatamente.<br />
In casa, sul fronte <strong>in</strong>terno a ciascun paese<br />
europeo, proamericani e antiamericani r<strong>in</strong>frescano<br />
il gioco stucchevole e vetusto dello<br />
scontro: da una parte <strong>in</strong> nome degli amici<br />
americani, dall’altra <strong>in</strong> nome degli oppressi<br />
dell’im<strong>per</strong>o. Rappresentazione povera<br />
che trascura l’emergere negli Stati Uniti di<br />
un profondo sentimento antieuropeo, salito<br />
<strong>in</strong> su<strong>per</strong>ficie soprattutto nel<strong>la</strong> sua forma<br />
antifrancese. Sentimento ora esplorato e<br />
che sappiamo essere elemento endemico e<br />
storico di quel<strong>la</strong> cultura 17 . Alle due parti<br />
pare non <strong>in</strong>teressare, impegnate come sono<br />
a giocare al<strong>la</strong> difesa o all’abbattimento di<br />
un im<strong>per</strong>ialismo che, comunque, non po-<br />
tranno mai mettere <strong>in</strong> dubbio, pena <strong>la</strong> negazione<br />
del<strong>la</strong> loro propria esistenza.<br />
Per qualche aspetto Robert Kagan potrebbe<br />
essere eletto profeta, più che teorico,<br />
dei vari sostenitori, occulti o palesi, consapevoli<br />
o <strong>in</strong>consapevoli, dell’onnipresenza<br />
e dell’onnipotenza im<strong>per</strong>iale statunitense.<br />
Nel suo saggio “Paradiso e potere”, esprime<br />
questo concetto: l’Europa è <strong>in</strong> decl<strong>in</strong>o dal<br />
tempo del<strong>la</strong> prima guerra mondiale; gli stati<br />
europei non hanno più né volontà né spirito;<br />
nel dopoguerra gli europei hanno <strong>per</strong>so<br />
tutti gli im<strong>per</strong>i, tutte le colonie: “l’arretramento<br />
forse più significativo di tutta <strong>la</strong><br />
<strong>storia</strong>”; <strong>per</strong> c<strong>in</strong>quant’anni l’Europa “è caduta<br />
<strong>in</strong> uno stato di dipendenza strategica<br />
dagli Stati Uniti” <strong>la</strong>sciando a questi <strong>la</strong> propria<br />
difesa; poi “l’Europa si è unita e si è<br />
affermata come una potenza economica di<br />
prima grandezza, capace di stare al passo<br />
con gli Stati Uniti e l’Asia e di negoziare<br />
<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i paritari <strong>in</strong> fatto di commercio e<br />
di f<strong>in</strong>anza <strong>in</strong>ternazionale”, ma “gli europei<br />
hanno sco<strong>per</strong>to che il potere economico<br />
17 TIMOTHY GARTON ASH <strong>in</strong> Antieuropeismo americano, “<strong>la</strong> Rivista dei Libri”, 15 gennaio<br />
2003, sostiene che antiamericanismo e antieuropeismo non sono fenomeni simmetrici.<br />
Mentre l’antiamericanismo si nutre di ossessione e risentimento, l’antieuropeismo è <strong>in</strong>triso<br />
di disprezzo “misto a un’ignoranza impressionante”. Alle risposte evasive date dagli<br />
americani sull’Europa, Ash commenta: “Si può star certi che sull’America un falegname<br />
o un contad<strong>in</strong>o anche del più s<strong>per</strong>duto vil<strong>la</strong>ggio dell’Andalusia o del<strong>la</strong> Rutenia avrebbe<br />
molte più cose da dire”. E ancora nota che “negli Stati Uniti c’è sempre stata una forte<br />
tensione antieuropeista. [...] ‘L’America è nata come antidoto all’Europa’ - faceva notare<br />
Michael Kelly, e ‘Perché mai - chiedeva George Wash<strong>in</strong>gton - <strong>in</strong>trecciando il nostro dest<strong>in</strong>o<br />
con quello di qualsivoglia parte d’Europa, aggrovigliare <strong>la</strong> nostra pace e <strong>la</strong> nostra<br />
pros<strong>per</strong>ità nei <strong>la</strong>cci dell’ambizione, del<strong>la</strong> rivalità, degli <strong>in</strong>teressi, degli umori o dei capricci<br />
europei?’...”.<br />
JOHN GROUARD MASON <strong>in</strong> Les retombées d’une conquête promise, “Le Débat Stratégique”,<br />
n. 67, marzo 2003, scrive che uno degli slogans del<strong>la</strong> campagna antifrancese nei giorni<br />
precedenti <strong>la</strong> guerra contro l’Iraq era “First Iraq, then France” (Prima l’Iraq, poi <strong>la</strong> Francia),<br />
e che “<strong>la</strong> d<strong>in</strong>amica dell’ostilità antifrancese è sott<strong>in</strong>tesa nell’opposizione <strong>per</strong>manente tra<br />
l’America ‘blu democratica’ e ‘rossa repubblicana’ già esistente sotto Cl<strong>in</strong>ton e durante<br />
lo scrut<strong>in</strong>io presidenziale del 2000”.<br />
PIERRE HASSNER, <strong>in</strong> Franco-francesi o antiamericani?, “Aspenia”, n. 20, 2003 esam<strong>in</strong>a le<br />
varianti dell’antiamericanismo francese concludendo che il difetto del<strong>la</strong> politica di Chirac<br />
non è di essere antiamericana, ma di non essere abbastanza europea.<br />
a. XXIII, n. s., n. 2, dicembre 2003 15