"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...
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analisi che riguardano sia i meccanismi istituzionali<br />
che i processi economici, le<br />
matrici culturali non meno dei processi<br />
politici che <strong>in</strong>nescano conflitti e guerre. Per<br />
<strong>la</strong> prima questione ad esempio, si è fatto notare<br />
(soprattutto da Ignazio Masulli nel<strong>la</strong><br />
sua re<strong>la</strong>zione “I fondamenti storici di un<br />
nuovo universalismo”) come lo stato sovrano,<br />
massima espressione dello spirito<br />
<strong>in</strong>novatore borghese, sia ormai <strong>in</strong> netta crisi<br />
di fronte all’<strong>in</strong>ternazionalizzazione e mondializzazione<br />
delle leve economiche: verrebbe<br />
cioè a mancare oggi quel collegamento<br />
tra democrazia politica e crescita economica<br />
che fece <strong>in</strong> passato <strong>la</strong> fortuna del capitalismo<br />
e, contestualmente, del<strong>la</strong> libertà<br />
politica e civile. La sp<strong>in</strong>ta <strong>in</strong>novativa dell’umanesimo<br />
borghese si sarebbe ormai esaurita<br />
e l’homo novus è <strong>per</strong>ciò ormai solo<br />
homo economicus. Per affrontare i problemi<br />
creati dal<strong>la</strong> globalizzazione è dunque<br />
necessario un nuovo universalismo che deve<br />
nascere dall’affermarsi di una nuova coscienza<br />
storica di specie, quel<strong>la</strong> umana. Insomma,<br />
prima di qualsiasi riforma di tipo<br />
economico o istituzionale, occorre che gli<br />
esseri umani (una m<strong>in</strong>oranza di essi abbastanza<br />
cospicua da poter fare da massa critica<br />
<strong>per</strong> <strong>in</strong>nescare il cambiamento) <strong>in</strong>iz<strong>in</strong>o<br />
a pensare se stessi, come esseri sociali naturalmente,<br />
<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i prima di tutto di appartenenti<br />
al genere umano e non secondo<br />
le vecchie categorie nazionali, o peggio comunitarie<br />
ed etniche. Occorre dunque passare<br />
dal<strong>la</strong> “coscienza dell’evoluzione al<strong>la</strong><br />
evoluzione del<strong>la</strong> coscienza”.<br />
I meccanismi del<strong>la</strong> economia globalizzata<br />
sono, da quanto risulta dalle re<strong>la</strong>zioni<br />
presentate, altrettanto chiari: l’im<strong>per</strong>o nordamericano<br />
è impegnato a drenare le risorse<br />
del pianeta <strong>per</strong> mantenere le proprie condizioni<br />
di vita, senza badare al dest<strong>in</strong>o di<br />
miliardi di <strong>per</strong>sone né a quello dell’ambiente<br />
terrestre. Le istituzioni economiche <strong>in</strong>-<br />
Paolo Ceo<strong>la</strong><br />
ternazionali, Banca mondiale e Fondo monetario<br />
<strong>in</strong>ternazionale soprattutto, non sono<br />
altro che passivi esecutori e fedeli ascari<br />
di Wall Street e delle mult<strong>in</strong>azionali. In<br />
tale contesto <strong>la</strong> guerra assume un connotato<br />
ben preciso, nel senso che non è niente<br />
altro che atto ord<strong>in</strong>ario di dom<strong>in</strong>io delle istanze<br />
im<strong>per</strong>iali americane.<br />
La guerra e il terrorismo sono stati al centro<br />
di parecchie re<strong>la</strong>zioni udite a Bologna.<br />
Assai preoccupata è stata <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di<br />
Luigi Bonanate, ord<strong>in</strong>ario di Re<strong>la</strong>zioni <strong>in</strong>ternazionali<br />
all’Università di Tor<strong>in</strong>o (<strong>per</strong><br />
<strong>in</strong>ciso l’unica trattazione ad apparire venata<br />
di un m<strong>in</strong>imo di problematicità e non di<br />
dogmatismo). Bonanate ha posto <strong>in</strong> rilievo<br />
le differenze, o meglio le vere e proprie rotture,<br />
dell’attuale teoria strategica americana<br />
rispetto alle formu<strong>la</strong>zioni del realismo<br />
c<strong>la</strong>ssico, ossia del pensiero che, partendo<br />
da Machiavelli e Hobbes <strong>per</strong> arrivare ai<br />
moderni teorici del<strong>la</strong> realpolitik, ha dom<strong>in</strong>ato<br />
l’e<strong>la</strong>borazione teorica delle re<strong>la</strong>zioni<br />
<strong>in</strong>ternazionali. Ebbene, se il realismo c<strong>la</strong>ssico<br />
si fondava su assunti quali l’equilibrio<br />
di potenza e il riconoscimento di una certa<br />
amoralità dell’ambiente <strong>in</strong>ternazionale<br />
(con l’annesso c<strong>in</strong>ismo, ma al contempo con<br />
<strong>la</strong> disponibilità al compromesso), il neoconservatorismo<br />
americano, di cui l’amm<strong>in</strong>istrazione<br />
Bush è solo uno degli aspetti,<br />
punta <strong>in</strong>vece al<strong>la</strong> supremazia militare e possiede<br />
un forte connotato morale, o moralistico,<br />
che ne fa, secondo <strong>la</strong> def<strong>in</strong>izione del<br />
docente tor<strong>in</strong>ese, una sorta di “fondamentalismo<br />
democratico”. A maggior ragione, se<br />
l’idea portante è che si sarà tutti più sicuri<br />
quando si sarà tutti democratici e, di conseguenza,<br />
<strong>la</strong> democrazia va imposta a tutti i<br />
costi, bombe comprese, chi ne fa le prime<br />
spese è il diritto <strong>in</strong>ternazionale: qui <strong>in</strong>fatti<br />
non si tratta più di sottomettersi al<strong>la</strong> legge,<br />
ma di impor<strong>la</strong>.<br />
Il punto essenziale, e a suo modo preoc-<br />
122 l’impegno