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"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...

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Un notevole ritardo storiografico, se si<br />

considera che molte partirono, <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re<br />

dai paesi agricoli, verso le mete che già<br />

avevano attirato i giovani italiani (Argent<strong>in</strong>a,<br />

Brasile, Canada e Australia) e se si pensa<br />

al cambiamento del loro ruolo nel<strong>la</strong> società.<br />

Anche il Piemonte <strong>per</strong>se un notevole numero<br />

di giovani donne, ma nelle aree più<br />

avanzate del<strong>la</strong> regione confluirono numerose<br />

immigrate, che <strong>in</strong> qualche modo sostituirono<br />

quelle partite. Le prime migrazioni<br />

imponenti giunsero nelle risaie <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

monda del riso (nel 1905 erano già state<br />

reclutate tredicimi<strong>la</strong> mond<strong>in</strong>e provenienti<br />

da tutte le regioni settentrionali); successivamente<br />

furono <strong>in</strong>vece i centri <strong>in</strong>dustriali<br />

ad attirare manodo<strong>per</strong>a femm<strong>in</strong>ile, come<br />

o<strong>per</strong>aie, domestiche e cucitrici.<br />

Le migrazioni <strong>in</strong>terne tra Vicent<strong>in</strong>o e<br />

Biellese furono <strong>in</strong> buona parte dei fenomeni<br />

al femm<strong>in</strong>ile: <strong>in</strong> questa zona, <strong>in</strong>fatti, giunsero<br />

due catene di immigrate, l’una dal<strong>la</strong><br />

Sardegna e l’altra dal Veneto. Per quest’ultima,<br />

concentrata tra gli anni venti e sessanta,<br />

è possibile considerare tre tipologie territoriali<br />

e produttive; cioè <strong>la</strong> pianura, <strong>la</strong><br />

coll<strong>in</strong>a e <strong>la</strong> montagna.<br />

Un saggio di Pao<strong>la</strong> Corti e Chiara Ottaviano<br />

ha ben analizzato <strong>la</strong> situazione. Tra<br />

il 1925 e il 1960, dal Triveneto giunsero<br />

nel<strong>la</strong> pianura biellese milleduecento donne,<br />

di cui il 40 <strong>per</strong> cento erano sole, molte<br />

m<strong>in</strong>orenni. Negli anni venti gli arrivi erano<br />

costanti e su bassi livelli, mentre nel decennio<br />

successivo ci fu un’impennata, che<br />

Maurizia Palestro<br />

co<strong>in</strong>cise con un <strong>per</strong>iodo economico partico<strong>la</strong>rmente<br />

nero <strong>per</strong> <strong>la</strong> regione di partenza.<br />

Un ulteriore aumento si verificò poi dopo<br />

<strong>la</strong> seconda guerra mondiale, quando numerose<br />

vedove partirono <strong>per</strong> trovare <strong>la</strong>voro<br />

e crescere i figli 15 .<br />

Trivero, paese altamente <strong>in</strong>dustrializzato<br />

delle montagne biellesi, assorbì il maggior<br />

numero di emigrate venete negli anni<br />

trenta, con il record di centotrentatré unità<br />

del 1933. Negli anni c<strong>in</strong>quanta ci fu un altro<br />

<strong>in</strong>cremento, a causa degli arrivi dal Poles<strong>in</strong>e,<br />

che nel 1951 era stato devastato dall’alluvione,<br />

e dai cont<strong>in</strong>ui movimenti di<br />

popo<strong>la</strong>zione dal Vicent<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re<br />

da Conco e Lusiana. Proprio a Trivero si<br />

concentrava <strong>la</strong> maggioranza delle donne<br />

provenienti dall’Altopiano di Asiago 16 .<br />

Alcune giungevano <strong>in</strong> Piemonte da sole,<br />

<strong>in</strong> cerca di <strong>la</strong>voro, altre erano <strong>in</strong>vece chiamate<br />

dai parenti. Potevano poi essere chiamate<br />

dagli agenti che le aziende biellesi<br />

<strong>in</strong>viarono <strong>in</strong> quel<strong>la</strong> parte del Veneto e che<br />

si rivolsero alle famiglie più povere e numerose,<br />

proponendo ai genitori l’assunzione<br />

delle figlie adolescenti. Spesso, <strong>in</strong> casi<br />

simili, le ragazze dimoravano nei convitti,<br />

strutture nate <strong>per</strong> tute<strong>la</strong>re <strong>la</strong> moralità delle<br />

più giovani 17 . Un aspetto importante se si<br />

considerano gli alti rischi che le immigrate<br />

correvano spostandosi dai loro paesi; nelle<br />

grandi città fu questa una vera e propria<br />

piaga sociale <strong>per</strong>ché molte di loro vissero<br />

vicende penose: <strong>la</strong> prostituzione, il <strong>la</strong>voro<br />

sommerso, le maternità illegittime, lo sfruttamento,<br />

gli abusi sessuali erano frequen-<br />

sul ruolo delle donne cfr. <strong>in</strong>oltre A. SIGNORELLI, Il pragmatismo delle donne. La condizione<br />

femm<strong>in</strong>ile nel<strong>la</strong> trasformazione delle campagne, <strong>in</strong> P. BEVILACQUA (a cura di), Storia dell’agricoltura<br />

italiana <strong>in</strong> età contemporanea, Venezia, Marsilio, 1977.<br />

15 Vedi anche PAOLA CORTI - CHIARA OTTAVIANO (a cura di), Fumne. Storie di donne, storie<br />

di Biel<strong>la</strong>, Tor<strong>in</strong>o, Cliomedia, 1999.<br />

16 Idem, p. 298.<br />

17 Idem, p. 290.<br />

66 l’impegno

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