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"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...

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problemi e che se <strong>la</strong> prende con micropotenze,<br />

attori m<strong>in</strong>ori come Iran, Iraq, Corea del<br />

Nord, Cuba 35 .<br />

In questo contesto, <strong>la</strong> guerra <strong>in</strong> Iraq risulta<br />

essere un banale epifenomeno. Certo, essa<br />

ha messo <strong>in</strong> luce le due visioni diverse<br />

che l’America e parte dell’Europa hanno<br />

dei rapporti tra gli stati; tuttavia, non si sarebbe<br />

giocata una simile partita tra le due<br />

sponde dell’At<strong>la</strong>ntico attorno al punto che<br />

l’Europa giudica irr<strong>in</strong>unciabile: il diritto<br />

<strong>in</strong>ternazionale. Anche <strong>per</strong> quanto riguarda<br />

<strong>la</strong> decisione degli Stati Uniti <strong>per</strong> <strong>la</strong> guerra,<br />

mettiamoci pure tutti i motivi che a noi<br />

paiono p<strong>la</strong>usibili (controllo dell’area, petrolio,<br />

deterrenza all’armamento nucleare),<br />

ma non arriveremo a motivazioni sufficienti.<br />

Perché, secondo lo storico Immanuel<br />

Wallerste<strong>in</strong>, “l’altro obiettivo è più ambizioso<br />

e riguarda l’Unione europea. La guerra<br />

serve a prevenire <strong>la</strong> costruzione di un<br />

altro protagonista del sistema mondo” 36 .<br />

Come sia potuto accadere che <strong>in</strong> breve<br />

tempo, forse <strong>in</strong> appena due anni, forse <strong>in</strong><br />

meno, le due “entità” dell’Occidente siano<br />

passate dall’alleanza, dal s<strong>in</strong>cero “siamo tutti<br />

americani”, al<strong>la</strong> concorrenza, al conflitto,<br />

nessuno riesce a darne una ragione soddisfacente.<br />

E poiché non siamo <strong>in</strong> uno di quei<br />

<strong>per</strong>iodi <strong>in</strong> cui le c<strong>la</strong>ssi dirigenti sono attori<br />

consapevoli, “antropomorfe” come dice<br />

Todd, che decidono <strong>la</strong> direzione da seguire,<br />

“le posizioni reciproche dell’Europa e dell’America<br />

verranno decise da fattori pesanti<br />

e non coscienti. La forza delle cose, come<br />

si diceva un tempo, separerà l’Europa<br />

dall’America” 37 . Non è del tutto escluso<br />

Nedo Bocchio<br />

che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> abbia un suo senso di marcia a<br />

noi completamente sconosciuto, e d’altra<br />

parte è nell’ord<strong>in</strong>e delle cose di chi guarda<br />

al mondo con gli occhi del<strong>la</strong> geopolitica nutrire<br />

una certa fiducia determ<strong>in</strong>istica nel<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong>. L’Europa ha un’economia forte e un<br />

andamento demografico debole, una tecnologia<br />

altrettanto forte e una c<strong>la</strong>sse politica<br />

praticamente <strong>in</strong>esistente, anzi, <strong>per</strong>s<strong>in</strong>o<br />

l’Europa è <strong>in</strong>esistente, se non nel<strong>la</strong> dimensione<br />

del libero scambio e di una moneta<br />

unica <strong>per</strong> dodici paesi. Dev’essere<br />

davvero <strong>la</strong> forza delle cose. Che, a proposito,<br />

può contare sul<strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> tecnologia<br />

europea, misconosciuta e disdegnata.<br />

Anche Eric Hobsbawm cade nell’errore e<br />

<strong>in</strong> modo del tutto <strong>in</strong>comprensibile riesce<br />

ad attribuire <strong>per</strong>s<strong>in</strong>o al<strong>la</strong> C<strong>in</strong>a una grande<br />

capacità tecnologica, che non possiede, se<br />

non <strong>in</strong> quanto riproduzione e assemb<strong>la</strong>ggio<br />

manifatturiero di schemi e componenti<br />

disegnati da altri. In questo campo si sente<br />

davvero <strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione esercitata dai<br />

media con i loro articoli <strong>in</strong>sulsi, dis<strong>in</strong>formati,<br />

di pubblicità mascherata. Certo, Bill<br />

Gates è <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona più ricca del mondo, ma<br />

non è Microsoft che fa il livello tecnologico:<br />

Microsoft è solo un esoso produttore<br />

di banalissime macch<strong>in</strong>e <strong>per</strong> scrivere. All’<strong>in</strong>tervistatore<br />

che gli rimproverava: “Dimentica<br />

<strong>la</strong> tecnologia avanzata. L’Europa<br />

non ha più un’<strong>in</strong>dustria di grandi computer”,<br />

Todd rispondeva: “Lei ha una visione<br />

consumistica dell’<strong>in</strong>formatica: pensa troppo<br />

ai pc portatili; l’<strong>in</strong>formatica è qualcosa<br />

di più complesso” 38 .<br />

Chissà <strong>per</strong>ché, quando il discorso cade<br />

35 E. TODD, Dopo l’im<strong>per</strong>o, cit., p. 26.<br />

36 BENEDETTO VECCHI, Wallerste<strong>in</strong>: scacco matto al vecchio cont<strong>in</strong>ente, <strong>in</strong> “il manifesto”,<br />

28 marzo 2003, <strong>in</strong>tervista a Immanuel Wallerste<strong>in</strong>.<br />

37 E. TODD, Dopo l’im<strong>per</strong>o, cit., p. 160.<br />

38 MARCO D’ERAMO, Gli Usa? Un mito sgonfiato, <strong>in</strong> “il manifesto”, 4 aprile 2003, <strong>in</strong>tervista<br />

a Emmanuel Todd.<br />

22 l’impegno

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