"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...
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non faceva niente” (Valent<strong>in</strong>o Tapel<strong>la</strong>).<br />
Secondo alcune testimonianze, dal<strong>la</strong> sua<br />
parte aveva anche il parroco: questi, <strong>in</strong> un<br />
primo momento (arrivò <strong>in</strong> paese nel 1942),<br />
stentò ad accettare l’egemonia del<strong>la</strong> famiglia<br />
Preti, poi capì che senza il suo appoggio<br />
poco o nul<strong>la</strong> avrebbe potuto fare e, suo malgrado,<br />
si adeguò al<strong>la</strong> situazione.<br />
Nel 1960 Giovanni Camillo Preti <strong>la</strong>sciò<br />
il suo <strong>la</strong>voro di ricevitore postale e andò<br />
<strong>in</strong> pensione, presentandosi così alle elezioni<br />
libero da ogni tipo di v<strong>in</strong>colo: ottenne<br />
<strong>la</strong> maggioranza dei voti e fu eletto s<strong>in</strong>daco.<br />
Alfonso Alberti, che era stato s<strong>in</strong>daco <strong>per</strong><br />
tanti anni, diventò assessore supplente.<br />
Per uno strano scherzo del dest<strong>in</strong>o, le due<br />
<strong>per</strong>sone che avevano retto l’amm<strong>in</strong>istrazione<br />
del paese <strong>per</strong> quasi vent’anni, morirono<br />
a meno di due mesi di distanza l’uno dall’altro:<br />
Alfonso Alberti il 26 novembre<br />
1963, Giovanni Camillo Preti il 18 gennaio<br />
1964. La carica di s<strong>in</strong>daco fu rico<strong>per</strong>ta<br />
da Gabriele Cagna, già vices<strong>in</strong>daco, f<strong>in</strong>o<br />
al<strong>la</strong> f<strong>in</strong>e del 1964, quando ci furono le<br />
nuove elezioni.<br />
Alle elezioni del 1964 fu eletto s<strong>in</strong>daco<br />
un mi<strong>la</strong>nese, Franco Bertol<strong>in</strong>i, ed <strong>in</strong> consiglio<br />
entrarono molti <strong>per</strong>sonaggi nuovi, che<br />
non avevano mai fatto parte delle precedenti<br />
amm<strong>in</strong>istrazioni. Facevano parte del<br />
consiglio anche alcuni ex combattenti, due<br />
dei quali, che già avevano fatto parte del<strong>la</strong><br />
precedente amm<strong>in</strong>istrazione, divennero<br />
assessori.<br />
Il s<strong>in</strong>daco “era una brava <strong>per</strong>sona, ma ha<br />
fatto poco <strong>per</strong> Boccioleto, ha pagato solo<br />
debiti. Era capace di amm<strong>in</strong>istrare, <strong>per</strong>ò ci<br />
umiliava, diceva che non eravamo all’altezza<br />
di amm<strong>in</strong>istrarci da noi. Veniva su e<br />
si pavoneggiava - veniva solo il sabato e<br />
<strong>la</strong> domenica - e si vantava: ‘Vado su ad amm<strong>in</strong>istrare<br />
i miei bifolchi’...” - racconta Amato<br />
Tapel<strong>la</strong>. “Era un mi<strong>la</strong>nese un po’ spaccone.<br />
A questo punto io, d’accordo con al-<br />
Ange<strong>la</strong> Regis<br />
tri, ho detto: ‘Ma porca miseria! Ci <strong>la</strong>sciamo<br />
sbeffeggiare da uno neanche del paese?!<br />
Facciamo una lista noi’. E l’abbiamo fatta.<br />
E <strong>la</strong> gente ci ha votati”.<br />
Erano le elezioni del 1970, che portarono<br />
al<strong>la</strong> carica di s<strong>in</strong>daco Amato Tapel<strong>la</strong>, che<br />
visse <strong>la</strong> guerra prima da <strong>in</strong>ternato civile, poi<br />
da combattente, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e da prigioniero.<br />
“In quei <strong>per</strong>iodi lì noi si com<strong>in</strong>ciava a<br />
lottare, <strong>per</strong>ché non avevamo più i ricordi<br />
del<strong>la</strong> disfatta e ci sentivamo più forti.<br />
Abbiamo accettato il simbolo del<strong>la</strong> Dc -<br />
anche senza tessera - e ci hanno votato. Abbiamo<br />
fatto c<strong>in</strong>que anni [...]. Passati i primi<br />
c<strong>in</strong>que anni ci siamo presentati di nuovo<br />
e <strong>la</strong> gente ci ha votato di nuovo” (Amato<br />
Tapel<strong>la</strong>).<br />
La gestione del<strong>la</strong> pubblica amm<strong>in</strong>istrazione<br />
passava così nelle mani di coloro che<br />
<strong>per</strong> anni avevano subito <strong>in</strong> silenzio <strong>la</strong> volontà<br />
di una parte del paese, quel<strong>la</strong> meno<br />
giovane ma più forte, moralmente troppo<br />
stanchi <strong>per</strong> poter protestare. I nuovi amm<strong>in</strong>istratori<br />
erano ormai uom<strong>in</strong>i maturi, che, con<br />
il passare del tempo, si erano scrol<strong>la</strong>ti di<br />
dosso il loro fardello di delusione, di amarezza,<br />
di rabbia e di sensi di colpa e cercavano<br />
di conquistarsi un ruolo attivo all’<strong>in</strong>terno<br />
del<strong>la</strong> comunità.<br />
Ormai <strong>la</strong> guerra era abbastanza lontana<br />
<strong>per</strong>ché non si sentissero soltanto dei reduci.<br />
Le scelte politiche<br />
Per comprendere ancor meglio <strong>la</strong> realtà<br />
di Boccioleto, diventa <strong>in</strong>teressante dare<br />
uno sguardo anche alle scelte politiche degli<br />
anni del dopoguerra.<br />
Dopo le elezioni amm<strong>in</strong>istrative del<strong>la</strong> primavera,<br />
gli abitanti di Boccioleto furono<br />
ancora chiamati alle urne il 2 giugno 1946,<br />
<strong>per</strong> eleggere l’Assemblea costituente e <strong>per</strong><br />
scegliere <strong>la</strong> forma istituzionale attraverso<br />
il referendum.<br />
112 l’impegno