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Seminario su Gramsci - ART

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«Ricordo un povero ragazzo che non aveva potuto frequentare i dotti banchi delle<br />

scuole del <strong>su</strong>o paese per la salute malferma e si era da se stesso preparato per l’esame<br />

(...). Ma quando sparuto si presentò al maestro, al rappresentante della scienza<br />

ufficiale, per consegnargli la domanda vergata, per far colpo, nella più bella calligrafia,<br />

questi, guardandolo attraverso i <strong>su</strong>oi scientifici occhiali, domandò arcigno:<br />

“Si, va bene, ma credi che sia così facile l’esame? Conosci per esempio gli 84 articoli<br />

dello Statuto?”. E il povero ragazzo, schiacciato da quella domanda, si mise a<br />

tremare, piangendo sconsolatamente ritornò a casa e per allora non volle dar l’esame.»<br />

1<br />

Direi che esperienze come questa, che si moltiplicarono negli anni difficilissimi<br />

della <strong>su</strong>a formazione, abbiano maturato nell’animo di <strong>Gramsci</strong><br />

un tratto permanente, destinato a divenire fondamentale non solo<br />

per la <strong>su</strong>a personalità, ma anche per il <strong>su</strong>o pensiero: è un tratto che definirei<br />

il <strong>su</strong>o risentito classismo ed il <strong>su</strong>o più profondo disprezzo per l’ipocrisia<br />

saccente e reazionaria, profondamente antipopolare, della piccola<br />

borghesia intellettuale. Cosi, dalle pagine dell’“Ordine Nuovo” nel<br />

1919, egli descriverà, realisticamente quanto spietatamente, questo ceto,<br />

articolazione decisiva e vero cemento del blocco sociale dominante (e<br />

destinato a fungere, da lì a poco, da spina dorsale della dittatura fascista):<br />

«La piccola e media borghesia è infatti la barriera di umanità corrotta, dissoluta,<br />

putrescente con cui il capitalismo difende il <strong>su</strong>o potere economico e politico,<br />

umanità servile, abietta, umanità di sicari e di lacchè, divenuta oggi la “serva padrona”<br />

(...). Senza che avessero una preparazione culturale e spirituale, decine e<br />

decine di migliaia di individui furono fatti affluire dal fondo dei villaggi e delle<br />

borgate meridionali, dai retrobottega degli esercizi paterni, dai banchi invano scaldati<br />

delle scuole medie e <strong>su</strong>periori, dalle redazioni dei giornali di ricatto, dalle rigatterie<br />

dei sobborghi cittadini, da tutti i ghetti dove marcisce e si decompone la<br />

poltroneria, la vigliaccheria, la boria dei frantumi e dei detriti sociali depositati da<br />

secoli di servilismo e di dominio degli stranieri e dei preti <strong>su</strong>lla nazione italiana; e<br />

fu loro dato uno stipendio da indispensabili e da insostituibili, e fu loro affidato il<br />

governo delle masse di uomini, nelle fabbriche, nelle città, nelle caserme, nelle<br />

trincee del fronte.» 2<br />

Ma procediamo con ordine, tornando alla sequenza cronologica degli<br />

avvenimenti. Dopo la licenza liceale <strong>Gramsci</strong> si iscrive alla Facoltà di<br />

Lettere a Torino con una borsa di studio che era riservata agli alunni<br />

dell’ex-Regno di Sardegna (Piemonte, Liguria e Sardegna). Sono anni<br />

10

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