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Seminario su Gramsci - ART

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cista, pur da punti di vista radicalmente difformi, Labriola e Croce.<br />

Quest’ultimo aveva rivendicato apertamente, precedendo Weber, il ruolo<br />

decisivo della “sovrastruttura” politica e “ideologica” nella determinazione<br />

delle forme di svolgimento della società. Concorrono, sempre<br />

da punti di vista difformi, Sorel, che aveva fatto l’apologia del ruolo<br />

della volontà politica nella definizione delle prospettive della lotta di<br />

classe, e Gentile, che aveva proposto la coscienza come “atto” ovvero<br />

l’identità di coscienza e prassi. Concorrono, in ultimo, alla forma iniziale<br />

del marxismo in <strong>Gramsci</strong> l’esame in Cuoco delle cause culturali dell’arretratezza<br />

del Mezzogiorno e la critica meridionalista del <strong>su</strong>o sfruttamento<br />

semicoloniale, nel quadro dello stato unitario, da parte del<br />

nord industrializzato, per effetto dell’alleanza politica tra il padronato<br />

agrario del Mezzogiorno e la borghesia industriale del nord (concorrono<br />

la comprensione dell’incompletezza della modernizzazione capitalistica<br />

dell’Italia e dell’autoriproduzione sistemica di una borghesia stracciona<br />

e ladra, di un capitalismo assistito dallo stato, di una cultura popolare<br />

reazionaria e <strong>su</strong>perstiziosa alimentata dal Vaticano). Tutti questi<br />

temi costituiranno una costante dentro alla riflessione gramsciana. Basti<br />

pensare alla critica che <strong>Gramsci</strong> muoverà nei Quaderni agli scritti, impregnati<br />

di “materialismo volgare”, deterministico, di Buharin.<br />

L’approdo militante del giovane <strong>Gramsci</strong>, già nel 1913, al movimento<br />

operaio e al marxismo e soprattutto l’esperienza del “biennio rosso” e<br />

cioè delle occupazioni di fabbrica e dei consigli operai del 1919-20, che<br />

coinvolge il triangolo industriale, definiscono il processo <strong>su</strong>ccessivo di<br />

completamento e di sviluppo della <strong>su</strong>a formazione <strong>su</strong>l terreno della critica<br />

al riformismo e al determinismo. Questo processo ha poi il <strong>su</strong>o<br />

sbocco, che rappresenta anche un passaggio teorico, nell’approdo al leninismo,<br />

nella partecipazione del gruppo socialista torinese di cui<br />

<strong>Gramsci</strong> era diventato la figura più significativa alla fondazione del<br />

PCd’I e nell’adesione del PCd’I alla III Internazionale.<br />

Questo passaggio mi pare rappresentato, intanto, dalla riconsiderazione<br />

dei temi del partito e del <strong>su</strong>o rapporto alla spontaneità di classe. L’obiettivo<br />

di <strong>Gramsci</strong> è il medesimo di Lenin: fare la rivoluzione, consentire<br />

cioè alle rivolte delle classi <strong>su</strong>balterne, operai e contadini poveri e<br />

senza terra, tramite l’azione di partito, di costruirsi in potere di classe<br />

alternativo a quello borghese, di vincere e quindi di gestire e trasformare<br />

la società. L’esperienza delle occupazioni e dei consigli del “biennio<br />

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