Seminario su Gramsci - ART
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e l’Internazionale aveva lanciato la parola d’ordine del “fronte unico”<br />
in funzione antifascista e il Partito italiano rifiutava questa parola d’ordine.<br />
Lenin in persona aveva detto agli italiani: «Dovete scindervi da<br />
Turati e poi allearvi con lui...». Il PCd’I bordighiano rifiutò questa linea<br />
del “fronte unico” e accettò di praticarla solo...a livello sindacale, così<br />
che Lenin poté ridicolizzarli dicendo: «Voi vi alleate con D’Aragona,<br />
ma non con Turati!» (D’Aragona era un socialdemocratico fra i massimi<br />
dirigenti del sindacato riformista, un Cofferati di quel tempo). Ciò<br />
accadde perché, appunto, c’era una sottovalutazione assoluta da parte<br />
del Partito italiano del pericolo fascista incombente (e siamo nel marzo<br />
1922!, cioè sette mesi prima della “marcia <strong>su</strong> Roma”); se noi esaminiamo<br />
le “Tesi di Roma” (che sono approvate al II Congresso del Pcd’I di<br />
Roma) vi leggiamo che non c’è nes<strong>su</strong>n pericolo di colpo di Stato, perché<br />
per la borghesia il parlamentarismo e il fascismo sono la stessa<br />
cosa, e quindi non c’è nes<strong>su</strong>na specificità della lotta antifascista (tutte le<br />
vacche sono nere o tutti i gatti sono grigi nella notte del settarismo!) e<br />
quindi non c’è nes<strong>su</strong>n bisogno di tattiche unitarie o di alleanze. Invece<br />
l’Internazionale spingeva molto all’alleanza, spingeva fino a consigliare<br />
(anzi a ordinare, dato lo stile di direzione del tempo) una nuova fusione<br />
con i socialisti, a condizione che i socialisti di Serrati (che nel frattempo<br />
si erano scissi dai riformisti) accettassero l’adesione all’Internazionale.<br />
(Ma poi la “fusione” non ebbe luogo per l’assoluta inconsistenza dei<br />
“comunisti unitari” serratiani).<br />
Al Congresso di Roma <strong>Gramsci</strong> non solo entra nel Comitato Centrale<br />
del PCd’I, ma viene inviato a Mosca come rappresentante dei<br />
comunisti italiani presso l’Internazionale; e da Mosca andrà a Vienna<br />
per seguire più da vicino l’Italia e tutta quell’area geografica per<br />
conto dell’Internazionale.<br />
Ricordo tutto questo per dire che <strong>Gramsci</strong> è, se non il “fondatore”<br />
certo il “ri-fondatore del PCd’I” (se mi permettete l’espressione),<br />
perché a cominciare da questo momento <strong>Gramsci</strong> apre una battaglia<br />
politica contro Bordiga che si concluderà solo con il III Congresso<br />
del 1926 (che si svolge già in esilio a Lione) e con le famose “Tesi di<br />
Lione”. Questa battaglia avviene in realtà a nome, e con il pieno sostegno<br />
dell’Internazionale: <strong>Gramsci</strong> dunque è, in questa fase, anche<br />
“l’uomo di Mosca” (“l’uomo di Mosca” è un’espressione spregiativa<br />
che usavano per Togliatti gli anticomunisti, ma non mi fa alcuna<br />
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