Seminario su Gramsci - ART
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dere il filo del dominio borghese <strong>su</strong>lla società italiana, come se il fascismo<br />
non ci fosse stato, o fosse durato una sola notte.<br />
L’interpretazione di <strong>Gramsci</strong> è invece molto più dialettica ed è anche<br />
molto più drammatica. Che cosa è il fascismo? E la conseguenza di una<br />
crisi catastrofica (così scrive <strong>Gramsci</strong>) nel rapporto di forza tra le classi,<br />
cioè è il frutto del fatto che la borghesia non può più governare e il<br />
proletariato non sa ancora farlo. La borghesia non ha più margini per<br />
espandersi (e ciò è vero almeno a partire dalla prima guerra mondiale,<br />
secondo l’analisi leninista) e quindi non può più esercitare il potere in<br />
forma egemonica (democratica, potremmo tradurre, cioè con il consenso);<br />
però, siccome la crisi della borghesia non coincide affatto con<br />
la rivoluzione come pensavano i socialdemocratici, è questa stessa crisi<br />
borghese che, in mancanza di un intervento soggettivo del proletariato,<br />
si tramuta in un terribile contraccolpo reazionario. In altre parole: in<br />
mancanza della rivoluzione, della capacità del proletariato di trasformare<br />
la crisi in rivoluzione, il dominio della borghesia passa dalle forme liberali,<br />
dell’egemonia, alle forme della dittatura aperta, del dominio.<br />
Questo è il punto: ma se è così, allora <strong>su</strong>perare il fascismo si può solo<br />
se si riesce ad attrezzare il proletariato ad attuare i <strong>su</strong>oi compiti storici,<br />
quelli che sono storicamente maturi, oggettivamente maturi, ma soggettivamente<br />
immaturi. È un po’ il contrario di quando ci dicevano che<br />
in Italia “non si può fare la rivoluzione”, per le cosiddette “condizioni<br />
oggettive”. <strong>Gramsci</strong>, da leninista, pensa esattamente il contrario: dal<br />
1914 in poi la rivoluzione proletaria è oggettivamente all’ordine del giorno<br />
di tutto il mondo, se essa non si realizza è perché c’è un ritardo soggettivo,<br />
cioè di organizzazione, di strategia, di coscienza da parte del proletariato<br />
e dei comunisti.<br />
Scrive <strong>Gramsci</strong> già nel 1920, ben prima che si profilasse l’avvento della<br />
dittatura che, come sappiamo, è dell’ottobre del 1922: «La fase attuale<br />
della lotta di classe in Italia è la fase che precede: o la conquista del potere<br />
politico da parte del proletariato rivoluzionario per il passaggio a<br />
nuovi modi di produzione e di distribuzione che permettano una ripresa<br />
della produttività; o una tremenda reazione da parte della classe proprietaria<br />
e della casta governativa. Nes<strong>su</strong>na violenza sarà trascurata per<br />
soggiogare il proletariato industriale e agricolo a un lavoro servile: si<br />
cercherà di spezzare inesorabilmente gli organismi di lotta politica della<br />
classe operaia (Partito socialista) e di incorporare gli organismi di resi-<br />
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