Seminario su Gramsci - ART
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tiva dominante nel movimento operaio dovuta alla prevalenza in esso<br />
del riformismo. Successivamente, com’è noto, Stalin ribalterà la <strong>su</strong>a posizione,<br />
as<strong>su</strong>mendo, in forma per di più estremizzata, la posizione dei<br />
<strong>su</strong>oi contendenti di un tempo. E <strong>Gramsci</strong> non mancherà, nel 1929, di<br />
manifestare la <strong>su</strong>a preoccupazione anche per questa svolta, così come<br />
non aveva mancato e non mancherà di manifestare la <strong>su</strong>a preoccupazione<br />
per la tesi avventurista e settaria, prodotta dal VI Congresso della<br />
III Internazionale (1928), correlata a questa svolta, che il capitalismo<br />
fosse entrato in una fase orientata al proprio crollo e di un passaggio di<br />
tipo “socialfascista”, a difesa estrema del capitalismo, da parte della socialdemocrazia.<br />
Lungi, dunque, dal pensare che la NEP fosse stata, secondo<br />
la formulazione leniniana, un “passo indietro” per poi riuscire a<br />
farne altri avanti, <strong>Gramsci</strong> pare ritenere che la NEP disponesse di un<br />
<strong>su</strong>o fondamentale significato strategico, primariamente, direi, nel fatto<br />
di costituire una politica economica e sociale egemonica, ovvero di<br />
consentire il proseguimento dell’alleanza delle classi <strong>su</strong>balterne sovietiche<br />
e dell’egemonia del proletariato <strong>su</strong>i contadini, la maggioranza della<br />
popolazione. Nei Quaderni leggeremo, d’altronde, come la “statolatria”,<br />
cioè il ricorso allo stato come strumento primario della trasformazione<br />
sociale, possa essere certamente necessario in condizioni di primitivismo<br />
culturale delle classi <strong>su</strong>balterne, parimenti, però, come si tratti di<br />
un ricorso foriero di pericoli involutivi.<br />
Sicché già questi episodi rinviano a una diversità radicale in corso di<br />
formazione in <strong>Gramsci</strong> rispetto a PCUS e III Internazionale sia in sede<br />
di orientamenti di fondo della lotta di classe per il socialismo che di<br />
concezione di quest’ultimo. Essi individuano, inoltre, elementi fondamentali<br />
di separazione strategica che non sono solo dallo stalinismo ma<br />
anche dal trockismo. Dallo stalinismo, certo, in quanto posizione settaria,<br />
fratturazione continua dello schieramento di classe dentro al processo<br />
rivoluzionario, estrema violenza anticontadina, autoritarismo feroce,<br />
incapacità perciò di porre una strategia egemonica sia <strong>su</strong>l terreno<br />
della lotta di classe che della realizzazione del socialismo; ma anche dal<br />
trockismo, in quanto posizione estremista e settaria, rimasta teoricamente,<br />
quanto al processo rivoluzionario in Occidente, agli schemi perdenti,<br />
l’esperienza tedesca lo aveva detto chiaramente, dei primissimi<br />
congressi della III Internazionale, perciò incapace anch’essa di porre<br />
una strategia egemonica.<br />
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