Seminario su Gramsci - ART
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debbono infatti essere impugnate da qualcuno (questo, a ben vedere, il<br />
loro principale difetto a cui, come è noto, gli Usa stanno cercando di<br />
porre rimedio con la produzione dei loro droni assassini), e questo<br />
qualcuno deve essere in qualche modo per<strong>su</strong>aso, tanto più se si tratta di<br />
impugnare tali armi rischiando la propria unica vita a qualche migliaio<br />
di kilometri da casa; ecco dunque che ridiventa centrale la per<strong>su</strong>asione<br />
e la narrazione che la sostiene, che è un aspetto dell’egemonia, ed ecco<br />
perché anche questa volta la critica delle armi è meno importante rispetto<br />
alle armi della critica.<br />
2. (La narrazione)<br />
Vorrei precisare che dicendo “narrazione” non intendo affatto riferirmi<br />
alla letteratura o a qualcosa del genere; intendo invece qualcosa di ben<br />
più profondo e radicale, e direi quasi intrinseco alla natura umana: intendo<br />
precisamente quella capacità di selezionare ed ordinare (sempre<br />
arbitrariamente) nella congerie infinita dei fatti una loro sequenza significativa,<br />
cioè portatrice di senso; senza questa capacità di narrazione o di<br />
racconto, il mondo e i fatti che ci circondano resterebbero insensati, e<br />
la nostra angoscia di fronte ad essi sarebbe del tutto insopportabile.<br />
Ripeto: la selezione dei fatti a cui dare senso mettendoli in rapporto fra<br />
loro è largamente arbitraria. Quello che però non sembra possibile fare<br />
è negare qualsiasi nesso ca<strong>su</strong>ale e sensato all’insieme di fatti che ci riguardano,<br />
insomma ciò che non possiamo fare è rinunciare a narrarci e<br />
a dare in tal modo senso al nostro stare al mondo.<br />
Esistono studi, con i quali noi comunisti dovremmo sforzarci di entrare<br />
in contatto organico, fatti da psichiatri di tendenza e provenienza<br />
“basagliana”, che mettono in rapporto diretto il disagio mentale e la<br />
malattia mentale di massa dei nostri giorni (si pensi solo alle depressioni,<br />
ai disturbi alimentari, alle dipendenze, etc.) con l’assetto economicosociale<br />
contemporaneo, e in particolare con la radicale deprivazione di<br />
senso che esso induce. Spero che di questa tendenza di studi parlerà qui<br />
il mio antico amico e compagno Riccardo Corato, che è presente (e che<br />
ringrazio per la <strong>su</strong>a presenza).<br />
Dunque la narrazione così intesa affonda le <strong>su</strong>e radici nell’antropologia,<br />
nella natura umana e, non per caso, non esiste nes<strong>su</strong>na società<br />
umana che sia priva di narrazione; cioè essa deriva dal fatto che l’animale<br />
uomo è un animale che deve dare senso al proprio stare al mondo<br />
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