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Seminario su Gramsci - ART

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sociale nella <strong>su</strong>a interezza (perciò anche dai <strong>su</strong>oi processi egemonici,<br />

sicché dal modo della congiunzione di crisi di diversa matrice, ecc.); né,<br />

di conseguenza, la prospettiva anticapitalistica del proletariato ri<strong>su</strong>lta<br />

obbligata (bensì ri<strong>su</strong>lta, appunto, dalla lotta tra processi egemonici e<br />

dalle determinazioni concrete delle congiunture). Vero è, ancora, che<br />

<strong>Gramsci</strong> ci tiene ad affermare la validità euristica della concezione materialistica<br />

della storia, richiamandosi direttamente a Marx. Tuttavia è<br />

anche vero che <strong>Gramsci</strong> corregge la citazione della Prefazione a Per la<br />

critica dell’economia politica (1859) sostituendo alla dizione “rapporti di<br />

produzione” (entrati in conflitto con i rapporti di produzione) con la<br />

dizione “forme di vita”. Insomma, in breve, <strong>Gramsci</strong> certo non intende<br />

contrapporre alla concezione materialistica della storia di Marx<br />

un’altra teoria: però la riscrive, sostituendo il <strong>su</strong>o carattere necessitaristico<br />

connesso a una concezione della società capitalistica che la vuole<br />

estremamente semplice una concezione che la pone, al contrario, estremamente<br />

e sempre più complessa.<br />

Di conseguenza, ancora, c’è in <strong>Gramsci</strong> uno “storicismo” che porta a<br />

sintesi una dominante determinazione critico-pratica rivoluzionaria e<br />

una propria forte determinazione etico-rivoluzionaria, da un lato, e,<br />

dall’altro, c’è una capacità di analisi concreta dei rapporti di classe e di<br />

potere, essendosi quest’analisi dotata di strumenti più adeguati. Sottolineerei<br />

perciò come rispetto a quello di Croce lo storicismo di <strong>Gramsci</strong><br />

non sia affatto in una qualche continuità più o meno ampia ma ri<strong>su</strong>lti<br />

rovesciato: essendo che in Croce lo storicismo significa apologia dell’esistente<br />

sociale, <strong>su</strong>a legittimazione etica, ecc. mentre in <strong>Gramsci</strong> è l’esatto<br />

contrario, è cioè la storia come prodotto di una posizione teorica<br />

ed etica critico-rivoluzionaria organizzata anche capace di forzare i limiti<br />

proposti dallo sviluppo economico della società. Ma riprenderò tra<br />

poco, affrontando il rapporto di Togliatti a <strong>Gramsci</strong>, questa questione,<br />

solo apparentemente di significato marginale, del tipo di storicismo.<br />

Due parole poi <strong>su</strong>lla concezione in <strong>Gramsci</strong> della dialettica. Anche questa<br />

questione è solo apparentemente di significato marginale. Lenin appare<br />

completamente partecipe (in Materialismo ed empiriocriticismo così<br />

come nei Quaderni filosofici) dell’antitesi in Marx irrisolta tra dialettica<br />

come necessaria proprietà dell’oggetto della ricerca teorica (ergo tra forma<br />

speculativa di ascendenza hegeliana, ancorché rovesciata, della dialettica)<br />

e dialettica invece orientata a sottolineare l’elemento contraddit-<br />

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