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Seminario su Gramsci - ART

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classe, nascendo <strong>su</strong>l terreno della produzione che gli è omogenea, crea,<br />

nel <strong>su</strong>o stesso produrre, dei <strong>su</strong>oi propri intellettuali, che fanno parte del<br />

<strong>su</strong>o ciclo produttivo, che sono connessi organicamente al <strong>su</strong>o modo di<br />

produzione. Pensate ai banchieri per la borghesia: essi sono i grandi intellettuali<br />

organici della borghesia, perché ne sono gli organizzatori,<br />

quelli che svolgono un ruolo organizzatore decisivo dentro il ciclo capitalistico<br />

(penso, a questo proposito, ad una bellissima lettera del massimo<br />

intellettuale borghese dell’Ottocento, Alessandro Manzoni, il quale<br />

spiega ad un giovane banchiere con vocazioni letterarie, il Cohen, la<br />

grande dignità culturale del lavoro bancario, di gran lunga più utile, e per<br />

Manzoni più consigliabile, del lavoro letterario). Lo stesso, viene da<br />

pensare, può <strong>su</strong>ccedere per il proletariato. E secondo me qui <strong>Gramsci</strong><br />

ha in testa l’operaio dell’“Ordine Nuovo”, cioè l’operaio ancora un po’<br />

artigiano e del tutto padrone del <strong>su</strong>o mestiere, l’operaio che, come abbiamo<br />

visto, sarebbe in grado di governare la fabbrica, e dunque il<br />

mondo. Quindi questi sono gli intellettuali organici, quelli che sono interni<br />

alla classe, prodotti dalla classe e connessi al modo di produzione<br />

caratteristico di ciascuna classe.<br />

<strong>Gramsci</strong>, come vediamo, estende molto il concetto di intellettuale. L’intellettuale<br />

è il parroco, ma anche il farmacista, il maresciallo dei carabinieri,<br />

cioè tutti quelli che svolgono il ruolo di organizzatori rispetto ad una<br />

classe. E l’intellettuale, per la nostra classe, è il tecnico di fabbrica, l’operaio<br />

di fabbrica intelligente e maturo, ma è soprattutto il quadro sindacale<br />

e di partito, quello che, nato all’interno della classe, senza perdere<br />

rapporti con la <strong>su</strong>a classe, svolge un ruolo di organizzatore.<br />

Poi esistono quelli che <strong>Gramsci</strong> chiama “intellettuali tradizionali”. Che<br />

cosa vuol dire? Che è caratteristico della cultura avere dei tempi di sedimentazione<br />

molto lunghi, plurisecolari, per cui ogni intellettuale è sì in<br />

rapporto con la <strong>su</strong>a classe, in un asse di contemporaneità, ma è anche<br />

in rapporto verticale con gli intellettuali che l’hanno preceduto; <strong>Gramsci</strong><br />

stesso fa l’esempio di Benedetto Croce che ha un rapporto assai<br />

stretto con Albertini, il “Corriere della Sera” e la Confindustria, ma che<br />

si sente anche, ed è, in una linea verticale, in rapporto con Platone,<br />

Bruno, Campanella, Vico e Francesco De Sanctis (per dire solo la tradizione<br />

di coloro che Croce “costruisce” come <strong>su</strong>oi predecessori). E allora<br />

<strong>su</strong>ccederà anche per la classe operaia quello che è già <strong>su</strong>ccesso per la<br />

borghesia, cioè che essa si troverà “già fatti” (diciamo così, in modo un<br />

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