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Seminario su Gramsci - ART

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coerenza sistemica della totalità sociale: coerenza che, scrive <strong>Gramsci</strong>,<br />

impone di «identificare quale sia nella vita politica il legame organico<br />

essenziale, che non può consistere solo nei rapporti giuridici […] ma si<br />

radica nei più profondi rapporti economici, cioè nella funzione sociale<br />

del mondo produttivo» [1631-2] – cioè, potremmo ulteriormente precisare,<br />

nei marxiani «rapporti di produzione». Coerente con questa massima,<br />

<strong>Gramsci</strong> non solo scrive che «una riforma intellettuale e morale<br />

non può non essere legata a un programma di riforma economica», ma<br />

arriva a sostenere che «il programma di riforma economica è appunto il<br />

modo concreto in cui si presenta ogni riforma intellettuale e morale»<br />

[1561]: come a dire che – proprio in quanto riflette e rias<strong>su</strong>me in sé il<br />

«legame organico essenziale» della «vita politica» in una determinata situazione<br />

storica – la politica economica, l’azione dello Stato <strong>su</strong>l terreno<br />

strutturale (a cominciare dalla regolazione dei processi riproduttivi), è<br />

un aspetto essenziale della politica culturale e dell’iniziativa ideologica<br />

del dominante – se non proprio la <strong>su</strong>a anima.<br />

E difatti <strong>Gramsci</strong> – a proposito di egemonia – scrive nel modo più perspicuo:<br />

«se l’egemonia è etico-politica, non può non essere anche economica,<br />

non può non avere il <strong>su</strong>o fondamento nella funzione decisiva che<br />

il gruppo dirigente esercita nel nucleo decisivo dell’attività economica»<br />

[1591] (si badi alla scelta terminologica: fondamento; funzione decisiva;<br />

nucleo decisivo). Del resto, Marx non dice nulla di diverso nell’analizzare<br />

la potenza egemonica del rapporto sociale capitalistico oggettivata,<br />

materializzata nella merce. Se la merce ha la forza simbolica che le consente<br />

di colonizzare l’immaginario, se essa diviene un «feticcio» capace<br />

di celare la propria vicenda costitutiva e di apparire protagonista della<br />

relazione sociale (soggetto, a fronte degli esseri umani che sono in realtà<br />

<strong>su</strong>oi demiurghi, ma ne appaiono meri predicati), è perché il capitale quale<br />

rapporto sociale complesso e, più in particolare, il processo di produzione<br />

immediato, sono in se stessi fonte di energia egemonica 58 .<br />

58 Il «feticismo delle merci», del I Libro del Capitale, non è l’unico esempio al riguardo. La<br />

potenza egemonica del capitale risalta con evidenza anche alla luce dell’analisi marxiana del<br />

processo di «capitalizzazione» del capitale costante svolta nel Capitolo sesto inedito del I Libro<br />

del Capitale (cfr. K. Marx–F. Engels, Gesamtausgabe (Mega), Zweite Abteilung – «Das Kapital»<br />

und Vorarbeiten, Bd. 4], Dietz, Berlin 1988, pp. 119 ss.), in virtù del quale l’insieme dei mezzi<br />

di produzione, in realtà «lavoro morto», oggettivato, appare agli stessi operai (dunque al soggetto<br />

che ne è stato precedentemente produttore) protagonista vivente, soggetto e demiurgo,<br />

del processo di produzione, «per natura» incorporato al capitale.<br />

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