Seminario su Gramsci - ART
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produrre, e al tavolo (quello del senatore Agnelli, il nonno dell’attuale<br />
presidente onorario della Juventus) è seduto un operaio che dirige la<br />
fabbrica, con il Consiglio; quella foto è simbolica di questa idea: che la<br />
classe operaia potrebbe fare a meno della borghesia, perché è la classe che<br />
produce tutto e che si impadronisce della conoscenza tecnica, del ciclo<br />
capitalistico della produzione. E quindi lo stesso fatto (di straordinaria<br />
portata politica) che la Fiat continui a produrre occupata dagli operai,<br />
dimostra che finalmente la borghesia potrebbe essere cancellata, o comunque<br />
sostituita alla direzione dell’economia e dello Stato.<br />
E interessante notare che, dalla Russia, Lenin coglie <strong>su</strong>bito che l’esperienza<br />
dei Consigli torinesi (pensate quanto periferica se vista da Mosca)<br />
è l’esperienza italiana più significativa, e c’è un immediato riconoscimento<br />
di Lenin che afferma: «La linea del movimento dei Consigli<br />
torinesi dell’“Ordine Nuovo” corrisponde perfettamente alla proposta<br />
sovietica».<br />
Questo <strong>Gramsci</strong> dell’“Ordine Nuovo” penso che sia per noi fondamentale:<br />
è un <strong>Gramsci</strong> <strong>su</strong> cui dobbiamo riflettere e che dobbiamo studiare<br />
molto. Sono vis<strong>su</strong>ti almeno fino a qualche tempo fa (io li ho conosciuti,<br />
forse adesso saranno morti tutti…) dei compagni operai che<br />
hanno fatto con <strong>Gramsci</strong> quell’esperienza (ad esempio il compagno<br />
Santhià o Piacentini, o altri), sono operai simbolo dell’esperienza<br />
dell’“Ordine Nuovo”; tra i compagni di Rifondazione, chi di voi conosce<br />
il compagno torinese Gianni Alasia (che, naturalmente, non era<br />
neppure nato al tempo dei Consigli), può avere un’idea di come era il<br />
quadro operaio dell’“Ordine Nuovo”: un operaio, anzitutto, bravissimo<br />
nel <strong>su</strong>o mestiere, cioè padrone e fiero della <strong>su</strong>a professionalità (dunque<br />
molto diverso, in questo, dall’operaio massa, delle catene di montaggio,<br />
che conosceremo alla fine degli anni ’60), e poi capace di costruire, a<br />
partire dal <strong>su</strong>o stesso mestiere, cultura, politica, direzione, ecc.<br />
Le testimonianze di questi compagni operai dell’“Ordine Nuovo” (alcuni<br />
di essi hanno anche scritto le loro memorie) sono concordi <strong>su</strong> un<br />
punto: parlano sempre di un <strong>Gramsci</strong> che sapeva ascoltare, questo è il tratto<br />
unificante di quelle testimonianze; è un <strong>Gramsci</strong> che passava intere<br />
nottate a farsi raccontare come era la produzione di fabbrica, che cosa<br />
facevano esattamente gli operai, che cosa pensavano mentre producevano,<br />
come avevano imparato, quale era il senso del ciclo capitalistico,<br />
della <strong>su</strong>a organizzazione interna, ecc. Togliatti stesso dirà che molti dei<br />
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