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Seminario su Gramsci - ART

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monia inoltre significa fare di quest’alleanza la base e lo strumento della<br />

costruzione di un “blocco storico” socialista che unisca saldamente<br />

alle classi <strong>su</strong>balterne l’intellighenzia democratica. Lotta per l’egemonia<br />

e per la costruzione delle condizioni generali dell’abbattimento del dominio<br />

borghese significa, infine, lotta per la “riforma intellettuale e morale”<br />

della società, per una <strong>su</strong>a svolta antropologica, morale e culturale<br />

orientata alla solidarietà, all’eguaglianza, alla cooperazione, alla democrazia.<br />

Qualche frammentaria conclusione. Affermerei che quella riflessione<br />

gramsciana <strong>su</strong>pera in radice ogni possibilità di intendere il partito comunista<br />

semplicemente come la mera avanguardia rivoluzionaria del<br />

proletariato, quindi come l’attore politico unico di processi di lotta collocati<br />

in una prospettiva rivoluzionaria. Opera infatti in <strong>Gramsci</strong> l’idea<br />

che l’agente sociale proletariato debba porsi direttamente esso pure<br />

come agente politico e al tempo stesso che il partito, così riformulato,<br />

debba porsi come agente culturale egemonico, quindi debba proporsi<br />

di essere partito di popolo, partito di massa; c’è, in altre parole, in<br />

<strong>Gramsci</strong> l’idea che l’agente rivoluzionario fondamentale sia il “blocco<br />

storico”, di cui il proletariato rappresenta la componente obiettivamente<br />

più capace di egemonia e la cui alleanza operante tra proletariato e<br />

contadini è quanto ha consentito uno sfondamento egemonico nell’intellighenzia,<br />

quindi la possibilità di condurre una lotta egemonica a tutto<br />

campo dentro alla società e la possibilità di vincerla. Affermerei, poi,<br />

che questa riflessione gramsciana, gli obiettivi gramsciani di larghe alleanze<br />

democratiche e di un’egemonia di classe nella lotta antifascista<br />

nonché quello di un’assemblea costituente si trovano quanto meno in<br />

nuce in quel concetto di democrazia progressiva che sarà <strong>su</strong>ccessivamente<br />

posto da Togliatti e da Curiel (e che trova oggi la <strong>su</strong>a validazione,<br />

secondo me, nel processo rivoluzionario latino-americano nella forma,<br />

più consapevole e pienamente sviluppata, della “democrazia partecipativa”).<br />

Sottolineerei, perciò, come qui si trovi, benché in nuce, la soluzione<br />

in forma di sintesi dell’antitesi, posta dal giovane Marx e ripresa<br />

da Lenin, tra lotta politica orientata alla democrazia partecipata di popolo<br />

e legame invece alla democrazia rappresentativa. Preciserei, infine,<br />

che la tematica gramsciana <strong>su</strong>lla rivoluzione in Occidente in concreto<br />

sembra valere (come ci indica sempre il processo rivoluzionario latinoamericano)<br />

anche in quei paesi arretrati nei quali siano però presenti<br />

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