Seminario su Gramsci - ART
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stenza economica(i sindacati e le cooperative) negli ingranaggi dello<br />
Stato borghese...» 21 .<br />
E dunque una situazione storica da cui non si può tornare indietro, alla<br />
restaurazione del vecchio ordine borghese-liberale, e in cui non c’è una<br />
via intermedia: o tu riesci a cambiare il modo di produrre e distribuire<br />
(come dice <strong>Gramsci</strong>) oppure la crisi, economica innanzi tutto e poi sociale,<br />
è tale che ci sarà un tremendo contraccolpo della classe proprietaria.<br />
Scrive ancora <strong>Gramsci</strong> (ora dal carcere): «Nel mondo moderno l’equilibrio<br />
a prospettive catastrofiche non si verifica tra forze che in ultima<br />
analisi potrebbero fondersi e unificarsi, sia pure dopo un processo<br />
faticoso e sanguinoso, ma tra forze il cui contrasto è insanabile storicamente<br />
e anzi si approfondisce specialmente coll’avvento di forme cesaree<br />
[cioè dittatoriali, N.d.R.]. Tuttavia il cesarismo ha anche nel mondo<br />
moderno un certo margine, (...) perché una forma sociale ha “sempre”<br />
possibilità marginali di ulteriore sviluppo e sistemazione organizzativa e<br />
specialmente se può contare <strong>su</strong>lla debolezza relativa della forza progressiva antagonistica<br />
(...) debolezza che occorre mantenere: perciò è detto che il cesarismo<br />
moderno più che militare è poliziesco.» 22<br />
Tentiamo una “traduzione” di questo passo così denso (e reso così<br />
impervio dalla necessità di sfuggire alle cen<strong>su</strong>ra dei carcerieri fascisti):<br />
lo scontro vero nel “mondo moderno” è quello fra borghesia e<br />
proletariato (“il cui contrasto è insanabile storicamente”), ed anzi<br />
tale scontro si aggrava tanto più quanto più la crisi diventa catastrofica,<br />
spingendo il potere borghese verso la dittatura (“forme cesaree”);<br />
tuttavia la dittatura non significa necessariamente la fine della<br />
borghesia, perché questa può sempre resistere e svilupparsi se può<br />
contare <strong>su</strong>lla “debolezza relativa” del proletariato; per questo il fascismo<br />
è una dittatura, prima che militare, poliziesca, nel senso che<br />
esso si fonda <strong>su</strong>lla “debolezza relativa della forza progressiva antagonistica”,<br />
e tale debolezza deve essere mantenuta dal fascismo ad<br />
ogni costo, con la forza se necessario, ad esempio impedendo l’organizzazione<br />
autonoma dei sindacati (e sottolineo “autonoma”, perché<br />
il fascismo propone un’organizzazione dei sindacati dentro lo<br />
Stato); questo spiega perché quello che è davvero intollerabile per il<br />
fascismo è l’autonomia politica della classe, quindi il partito, quindi<br />
l’esistenza dei comunisti. E ancora: «Quando la crisi non trova questa<br />
soluzione organica, ma quella del capo carismatico, significa che esi-<br />
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