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Seminario su Gramsci - ART

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tere nella società moderna è di reciproca implicazione. Si può definirlo,<br />

in una battuta, simmetrico e biunivoco (appunto nel senso che non vi è<br />

potere senza egemonia, né egemonia senza potere). Più complesso è<br />

semmai il rapporto tra potere e coercizione, almeno alla luce di quanto<br />

sembra di poter de<strong>su</strong>mere dal confronto tra le due forme della stabilizzazione<br />

capitalistica (il fascismo e il fordismo) messe in campo dal dominante<br />

nei primi decenni del Novecento. Siamo così all’altra questione,<br />

quella del rapporto tra egemonia e crisi.<br />

Mentre tutte le forme di reazione alla crisi organica vedono l’inasprirsi<br />

dell’offensiva egemonica del dominante, non altrettanto si può dire per<br />

quanto concerne la dimensione coercitiva del potere, che – come abbiamo<br />

appena ricordato – conosce un deciso incremento nel quadro delle<br />

«dittature contemporanee» (nelle quali «l’accentramento di tutta la vita<br />

nazionale nelle mani della classe dominante diventa frenetico e assorbente»<br />

[303]) e, al contrario, una riduzione nel contesto delle politiche<br />

economiche e nelle mi<strong>su</strong>re di controllo sociale adottate dal fordismo.<br />

Se è dunque possibile trarre una indicazione sintetica da questo articolato<br />

insieme di considerazioni, essa consiste nella conferma della funzione<br />

strategica svolta dall’egemonia nei moderni sistemi di potere.<br />

L’egemonia è, come si diceva ovunque, ma è anche sempre, pena l’arresto<br />

della relazione di potere e la <strong>su</strong>a inevitabile eclisse. Con il che si ribadisce<br />

quel binomio che si è sin qui intravisto a varie riprese tra egemonia e<br />

modernità. La modernità è per <strong>Gramsci</strong> il tempo della relazione discorsiva,<br />

ed è per questo che la capacità egemonica è necessaria nell’esercizio<br />

del potere, ma anche e soprattutto nelle fasi di crisi, dove il dominante<br />

– proprio al fine di restaurare la piena efficacia del comando – deve sapersi<br />

accreditare come dirigente.<br />

Potere e consenso<br />

Due sono le questioni che appaiono cruciali alla luce del tema dell’ubiquità<br />

dell’egemonia.<br />

La prima (posta in luce soprattutto dalle note gramsciane <strong>su</strong>lla «guerra<br />

di posizione» e, più in generale, <strong>su</strong>l fascismo) è che sarebbe del tutto erroneo<br />

considerare l’egemonia alla stregua di una forma mite di potere,<br />

per il semplice fatto che essa non si affida alla coercizione immediata<br />

(materiale, fisica) ma ricorra invece alla <strong>su</strong>bordinazione immateriale<br />

(psicologica, ideologica) e <strong>su</strong>pponga per ciò stesso l’instaurarsi di una<br />

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