Seminario su Gramsci - ART
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elazione consen<strong>su</strong>ale che sembra apparentarsi alle dinamiche del riconoscimento<br />
e della legittimazione. L’esempio del fascismo mostra tutta<br />
l’insidia del terreno della «direzione intellettuale e morale», rivelandone<br />
anche tutta l’immanente e potenziale violenza. Spesso (sicuramente nel<br />
caso del fascismo) acquisizione del consenso significa messa in atto di<br />
strategie manipolative che possono prevedere l’elaborazione di miti e di<br />
ideologie funzionali al consolidamento del potere dominante, nonché<br />
la loro promozione e la loro capillare diffusione, sì da permearne l’intero<br />
tes<strong>su</strong>to sociale, attraverso gli strumenti dei mass media, della propaganda,<br />
ecc. In precedenza si è sottolineato che – coinvolgendo in profondità<br />
il campo delle soggettività sociali – questo terreno è aperto a<br />
una dialettica che può dar adito anche a sviluppi progressivi. Resta tuttavia<br />
che il <strong>su</strong>o ruolo elettivo è la trasmissione di contenuti ideologici<br />
funzionali al mantenimento della relazione egemonica (e, più in generale,<br />
della relazione gerarchica) a vantaggio del dominante, nonché al<br />
consolidamento della capacità di direzione di quest’ultimo.<br />
Ne deriva immediatamente la seconda questione per noi essenziale (posta<br />
con grande nettezza dalle note gramsciane <strong>su</strong>l fordismo, ma in realtà<br />
costantemente al centro dell’attenzione dei Quaderni): il tema del<br />
consenso costituisce un elemento centrale nella riflessione gramsciana<br />
<strong>su</strong>ll’egemonia e, più in generale, <strong>su</strong>l potere in epoca moderna. Si può<br />
dire che tale riflessione ruoti nella <strong>su</strong>a interezza intorno alla scoperta<br />
della complessità e della immanente contraddittorietà della relazione<br />
<strong>su</strong>llo sfondo della quale si instaura una dinamica di consenso. La quale,<br />
da un lato (il lato visibile e rassicurante) riflette una valutazione e una<br />
decisione libera di chi acconsente; dall’altro (ed è qui invece coinvolto<br />
un versante nascosto e inquietante) consegue a un’opera di per<strong>su</strong>asione<br />
e di convincimento (si rifletta <strong>su</strong>ll’etimo polemologico del termine),<br />
quando non di vero e proprio indottrinamento e di manipolazione della<br />
coscienza (per cui si potrà dire che chi acconsente in realtà risponde a<br />
uno stimolo adempiendo a qualcosa di molto somigliante a un compito<br />
assegnatogli). A ciò si aggiunga che – in condizioni normali (quando il<br />
potere del dominante è saldo anche <strong>su</strong>l terreno ideologico) – l’intervento<br />
egemonico è spesso invisibile (e perciò tanto più insidioso), proprio<br />
perché immediatamente sprigionato dalle cose stesse (siamo nuovamente<br />
al tema del feticismo delle merci e, più in generale, al tema marxiano<br />
della critica dell’ideologia, con cui la riflessione gramsciana <strong>su</strong>ll’e-<br />
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