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Seminario su Gramsci - ART

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lica, l’elezione di un’assemblea costituente, l’articolo primo della Costituzione<br />

che afferma che l’Italia è una repubblica “fondata <strong>su</strong>l<br />

lavoro”.<br />

Ancora, uno sviluppo coerente di questa linea è nella costruzione del<br />

PCI come “partito di massa”: <strong>su</strong>perando la concezione del partito della<br />

III Internazionale che lo voleva come partito di quadri e abbastanza rigorosamente<br />

operaio come composizione. Inoltre sono sviluppi l’attenzione<br />

ai “ceti medi” così come al rapporto agli intellettuali democratici<br />

e la conduzione di lotte in forme concretamente specifiche, non<br />

propagandistiche ma tendenti all’allargamento di un’egemonia, in tutte<br />

le sedi istituzionali e della “società civile”. Infine sono un tale sviluppo<br />

l’accettazione dell’autonomia del sindacato e l’assegnazione a esso, alle<br />

associazioni di massa, alle istituzioni rappresentative e ai governi locali<br />

di ruoli di partecipazione democratica ovvero di concorso alla definizione<br />

di obiettivi generali e alla loro realizzazione, tramite l’azione istituzionale<br />

e momenti di mobilitazione sociale.<br />

Vengo in ultimo ai limiti e agli elementi incongrui, rispetto a <strong>Gramsci</strong>,<br />

della posizione togliattiana nel dopoguerra. Cesare Luporini argomenta<br />

che <strong>su</strong>l piano della ricerca teorica il PCI si era sin dal primo momento<br />

collocato in una sorta di intercapedine tra marxismo-leninismo e “storicismo”<br />

(questa situazione appariva comunque a figure di studiosi e di<br />

quadri colti come privilegiata: ed era vero, confrontata a quella dentro<br />

al PCF per non parlare dell’Unione Sovietica o delle “democrazie popolari”).<br />

Togliatti indubbiamente operò a tutela di quest’“intercapedine”,<br />

anzi fu lui a volerla, e ipotizzò pure che potesse essere feconda di<br />

ri<strong>su</strong>ltati: tuttavia doveva pure tenerla sotto attento controllo poiché, per<br />

<strong>su</strong>a stessa natura, tendeva a forzare i propri limiti in un senso o nell’altro.<br />

Ciò portò Togliatti anche a interventi censori molto pesanti. Ma a<br />

me pare che egli soprattutto operò interventi decisivi riguardanti l’orientamento<br />

della ricerca e della discussione, nel tentativo di un’interpretazione<br />

degli elementi teorici più generali del pensiero di <strong>Gramsci</strong><br />

che ri<strong>su</strong>ltasse utile alla <strong>su</strong>a ipotesi di sintesi “in avanti” tra questo pensiero<br />

e il marxismo-leninismo. Vediamo bene. Luporini, ecco un punto<br />

importante, scrive “storicismo” senza l’aggiunta di aggettivi. Lo “storicismo”<br />

del PCI di allora, come afferma anche Magri, non è infatti esattamente<br />

quello gramsciano, bensì una sorta di “campo” teorico-filosofico<br />

nel quale certamente <strong>Gramsci</strong> ri<strong>su</strong>lta preminente, e però è anche<br />

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