Seminario su Gramsci - ART
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mente speculativo che aveva portato i giovani Marx ed Engels alla concezione<br />
materialistica della storia. Tuttavia Lenin non era solo un buon<br />
teorico: era anche, e soprattutto, un rivoluzionario; in più le condizioni<br />
del <strong>su</strong>o tempo gli avevano consentito di sviluppare al massimo grado le<br />
<strong>su</strong>e capacità di analisi concreta delle situazioni e di individuazione delle<br />
pratiche sia rivoluzionarie che di governo più efficaci. Di conseguenza<br />
Lenin quasi mai rispettò la concezione materialistica della storia. Essa<br />
infatti, per fare un esempio decisivo, gli avrebbe impedito di praticare<br />
l’Ottobre, cioè una rivoluzione socialista in un paese estremamente arretrato.<br />
Non a caso molti capi bolscevichi all’Ottobre si opposero: erano<br />
dei fedeli marxisti, e il marxismo imponeva alla Russia, prima di<br />
passare al socialismo, di sviluppare ampiamente il capitalismo. Tutto il<br />
marxismo russo si era formato alla luce di quest’assioma, anche in<br />
quanto si era consolidato lottando contro il populismo, che invece teorizzava<br />
di “saltare” il capitalismo, usando per il passaggio al socialismo<br />
il comunitarismo contadino. Marx, l’ho accennato, aveva aderito nel<br />
1877 a quest’ipotesi, ma i <strong>su</strong>oi seguaci russi, tramite Engels, l’avevano<br />
archiviata.<br />
I richiami storici a <strong>su</strong>pporto di questa ricostruzione affermante la capacità<br />
in Lenin di analisi e ipotesi pratiche che si separano dalla concezione<br />
materialistica della storia sono parecchi e importanti. Si tratta, primo<br />
esempio, della posizione di Lenin in Che fare? (1902) relativa alla costruzione<br />
in Russia di un partito rivoluzionario di classe che raccolga i vari<br />
gruppi marxisti, abbia a <strong>su</strong>oi elementi portanti proletariato industriale,<br />
intellighenzia rivoluzionaria marxista e un apparato di quadri fatto di<br />
“rivoluzionari di professione” e affidi al proletariato, non già alla borghesia,<br />
gli indirizzi di una rivoluzione antizarista. Altri esempi: la tesi<br />
(1905) che la rivoluzione russa debba avere a proprio sbocco una repubblica<br />
democratica fondata <strong>su</strong>ll’alleanza tra gli operai e i contadini; i<br />
contenuti del programma dell’Ottobre riguardo alle minoranze non<br />
russe (il loro diritto all’autodeterminazione) e ai contadini (il trasferimento<br />
a essi della proprietà della terra); la concezione, messa a fuoco<br />
dopo l’Ottobre, delle crisi rivoluzionarie come congiunzione e sinergia<br />
di più crisi specifiche operanti sia nel quadro economico che in quello<br />
politico che negli orientamenti delle classi <strong>su</strong>balterne, inoltre come crisi<br />
tendenti in prima battuta a investire i luoghi planetari di massima debolezza<br />
del dominio capitalistico; la NEP, e cioè il passaggio nel 1921,<br />
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