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Seminario su Gramsci - ART

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stinzione dell’egemonia dal comando, dalla coercizione, dal dominio diretto.<br />

Insomma, critiche come quelle mosse da Anderson sembrerebbero cogliere<br />

nel segno. Il fitto reticolo semantico che i Quaderni allestiscono<br />

intorno ad «egemonia» parrebbe esporli all’accusa di prospettare quadri<br />

concettuali mal determinati e, per ciò stesso, di fare uso di un linguaggio<br />

incoerente. Si tratta dell’accusa più grave che possa colpire un testo<br />

teorico. Ma le cose stanno davvero in questi termini?<br />

Forse no. Forse i due diversi punti di vista ora riportati (la definizione<br />

di egemonia come funzione ideologica prevalentemente o elettivamente propria<br />

della «società civile» e la declinazione plurale del concetto, alla quale<br />

corrisponde la disseminazione delle relazioni egemoniche in tutti gli<br />

ambiti della relazione sociale) non si escludono tra loro. E il porli in alternativa<br />

è conseguenza di un eccesso di quella virtù che è, in sé e per sé,<br />

l’acribia, la precisione filologica (sempre a rischio, tuttavia, di degenerare<br />

in feticismo – in filologismo – con la conseguenza di perdere di vista<br />

la sostanza del ragionamento). O è, più banalmente, frutto di una metodologia<br />

inappropriata a comprendere una teoria politica complessa<br />

(e, per di più, incompiuta, almeno per ciò che attiene alla <strong>su</strong>a configurazione<br />

esteriore) com’è quella via via messa a punto da <strong>Gramsci</strong> negli<br />

anni del carcere: una metodologia disgiuntiva (o, per usare la terminologia<br />

di un <strong>su</strong>o autorevole fautore, «dicotomica» 54 ), basata <strong>su</strong>l programmatico<br />

rifiuto della dialettica (declassata – come vedremo nelle pagine<br />

conclusive di questo libro – a mera confusione) e <strong>su</strong>ll’adozione di quadri<br />

concettuali statici e rigidi (immediatatamente e definitivamente<br />

identici a se stessi, secondo Hegel propri della «logica dell’intelletto»).<br />

Posta questa premessa, le indubbie differenze sin qui riscontrate a proposito<br />

di «egemonia» sono probabilmente recuperabili dentro un quadro<br />

unitario e più potente (capace di <strong>su</strong>perare gli schematismi e di sanare le<br />

unilateralità dei due punti di vista qui ricordati).<br />

L’ubiquità dell’egemonia<br />

Forti di questa consapevolezza, affrontiamo dunque il problema concernente<br />

significato e luogo dell’egemonia. È bene allontanare <strong>su</strong>bito il<br />

dubbio più devastante: egemonia è indubbiamente altro da coercizione<br />

54 N. Bobbio, La società civile in <strong>Gramsci</strong>, «Replica», in Id., Saggi <strong>su</strong> <strong>Gramsci</strong>, Feltrinelli, Milano<br />

1990, pp. 67 ss.<br />

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