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Seminario su Gramsci - ART

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torio concreto eventualmente (non necessariamente) operante nell’oggetto.<br />

Invece in <strong>Gramsci</strong>, così come è constatabile una sostanziale riscrittura<br />

della concezione materialistica della storia, è constatabile la riscrittura,<br />

nei Quaderni del carcere in termini abbastanza compiuti, benché<br />

non esplicitati, della dialettica marxiana, attraverso l’abbandono sostanziale<br />

del <strong>su</strong>o lato speculativo (e, come tale, spesso fuorviante). Come<br />

ho già osservato, non si tratta inoltre per nulla di una riscrittura in contiguità<br />

a quella di Croce, non si tratta cioè per esempio di una variante<br />

della “dialettica dei distinti” orientata in senso riformista anziché,<br />

com’è in Croce, alla conciliazione di classe nel quadro di un’Italia gestita<br />

dai rappresentanti del “blocco storico” reazionario capitalismo industriale<br />

del nord più grande proprietà agraria del <strong>su</strong>d più Vaticano più<br />

intellighenzia liberale: si tratta invece di una dialettica che definisce una<br />

prassi che, individuando gli elementi reali di contraddizione nel tes<strong>su</strong>to<br />

sociale, intende costruire le condizioni di un <strong>su</strong>peramento tramite rottura<br />

dell’esistente capitalistico.<br />

Concludendo davvero questo punto di questa comunicazione, il fatto<br />

che <strong>Gramsci</strong> muova, anche in straordinaria anticipazione rispetto al<br />

pensiero sociologico ed epistemologico dell’intero Novecento, dal pre<strong>su</strong>pposto<br />

analitico della complessità delle formazioni sociali, e questo<br />

non solo nell’indagine concreta delle situazioni concrete ma anche nella<br />

definizione della prassi politica e culturale rivoluzionaria, lo porta, in<br />

parte esplicitamente in parte implicitamente, a un notevole rifacimento<br />

del marxismo in sede sia ontologica che epistemologica che strategica.<br />

Egli, in altre parole, tende a rivoluzionare tutto il modo marxista ottocentesco<br />

di pensare. Egli così anche afferma che il marxismo (come<br />

ogni altro apparato teorico che pretenda di essere scientifico) non si<br />

sviluppa, fondamentalmente, per accumulo quantitativo di esperienze e<br />

di riflessioni ma, soprattutto, attraverso crisi gnoseologiche che tendono<br />

a rifarlo ex novo, pur in ciò recuperando parte più o meno ampia dei<br />

<strong>su</strong>oi materiali preesistenti.<br />

Il rapporto di Togliatti a <strong>Gramsci</strong><br />

Giuseppe Prestipino in un <strong>su</strong>o scritto ha affermato che la continuità di<br />

Togliatti a <strong>Gramsci</strong> è più significativa di quanto di solito non si dica.<br />

Penso la stessa cosa. Lo ha appena scritto anche Magri nel <strong>su</strong>o notevole<br />

Il sarto di Ulm. Tuttavia ci sono elementi importanti di discontinuità.<br />

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