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Seminario su Gramsci - ART

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un possibile «principio generale di scienza e di arte politica». Nell’era<br />

post-liberale, nel tempo del fascismo e dell’americanismo, la rivoluzione<br />

passiva alludeva ad un potere moderno della politica, alla <strong>su</strong>a capacità<br />

di produrre e insieme governare processi di passivizzazione, standardizzazione<br />

e frantumazione (in assenza di «un’antitesi vigorosa», precisava<br />

con forza <strong>Gramsci</strong>, in chiave antideterministica): costituendosi, in<br />

qualche modo (è stato osservato), come un «idealtipo cruciale nello<br />

studio delle dinamiche di governance proprie delle democrazie oligarchiche».<br />

Una spinta fondativa di tutta la riflessione gramsciana è costituita dalla<br />

crucialità dell’interrogativo <strong>su</strong> «come nasce il movimento storico <strong>su</strong>lla<br />

base della struttura». Tale interrogativo chiama in causa l’esigenza di<br />

elaborare una teoria della soggettività politica, che nell’autore dei Quaderni<br />

non è mai riconducibile o riducibile ad una qualche filosofia della<br />

storia: giacché per lui – come è stato osservato – il soggetto capace di<br />

dar vita all’iniziativa storica non è mai già dato, ma si costituisce proces<strong>su</strong>almente<br />

attraverso la lotta e la prassi politica.<br />

Ciò comporta in <strong>Gramsci</strong>, attraverso una serie di mediazioni, anche<br />

una critica serrata del concetto di «uomo in generale» e di «natura umana».<br />

Egli afferma che nel marxismo (in quel marxismo che andava ridefinendo<br />

e sviluppando creativamente) i concetti di uomo in generale e<br />

di natura umana (intesa, quest’ultima, come immanente in ogni uomo)<br />

sono rifiutati alla radice in quanto intimamente dogmatici. Il <strong>su</strong>o «umanesimo<br />

assoluto» (absolutus, sciolto, cioè, da ogni vincolo o legame metafisico<br />

e/o idealistico) è un umanesimo integralmente laico e materialistico:<br />

esso potrebbe costituire un riferimento essenziale oggi, in tempi<br />

contrassegnati da forme nuove e spesso devastanti di rapporto tra sacro<br />

e potere, e da una diffusa virulenza fondamentalista e neo-patriarcale.<br />

Vorrei richiamare l’attenzione <strong>su</strong> un altro punto: <strong>Gramsci</strong> parla dell’<br />

«uomo attivo di massa» del <strong>su</strong>o presente, di quei tempi che egli chiama<br />

«tempi di socializzazioni», e ne parla – si potrebbe dire – come di un<br />

soggetto sociale e politico in formazione. Ebbene, «la comprensione<br />

critica di sé stessi» e la <strong>su</strong>ccessiva elaborazione <strong>su</strong>periore di una propria<br />

concezione del reale possono avvenire – dice <strong>Gramsci</strong> – solo attraverso<br />

una lotta ‘interiore’ di «egemonie politiche», di direzioni e di spinte che<br />

si contrastano tra loro prima <strong>su</strong>l piano dell’etica e poi <strong>su</strong> quello della<br />

politica. La stessa coscienza politica, in cui per <strong>Gramsci</strong> si risolve la co-<br />

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