Seminario su Gramsci - ART
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<strong>Gramsci</strong> e la costituzione politica della soggettività<br />
di Pasquale Voza<br />
Qualche tempo fa, negli anni Novanta del secolo scorso, lo storico inglese<br />
Hobsbawm osservava che l’opera di <strong>Gramsci</strong>, in quanto ‘classico’<br />
del Novecento, aveva ormai varcato i confini della sinistra. Ciò non<br />
escludeva, tuttavia, che quell’opera potesse costituire ancora un punto<br />
di riferimento essenziale e ineludibile per tutte le forze di sinistra impegnate<br />
ad elaborare forme, molteplici e varie, di antagonismo critico e di<br />
conflitto politico e sociale con lo stato di cose presenti, con la realtà<br />
della globalizzazione capitalistica. Insomma, se <strong>Gramsci</strong> è ormai un<br />
classico, ciò non vuol dire che egli vada decomunistizzato.<br />
Su un altro piano di considerazioni, l’enorme fortuna e presenza oggi<br />
dell’opera gramsciana nel mondo non dovrebbe sollecitarci ad uno<br />
sforzo sfibrante e in sé rigoristico di continua distinzione e selezione<br />
tra gli usi e gli abusi di <strong>Gramsci</strong>, bensì stimolarci, secondo la stessa prospettiva<br />
gramsciana di una «filologia vivente», ad una continua interrogazione<br />
critica della integrale storicità di tutte le letture, le interpretazioni,<br />
le riduzioni, le semplificazioni: dalla grande presenza nell’opera di<br />
Said di <strong>Gramsci</strong> come commutatore teorico-ideologico di una peculiare<br />
visione del rapporto potere-intellettuali, e della missione di quest’ultimi<br />
di «dire la verità», alla ricchissima fioritura culturale di categorie e di<br />
spunti gramsciani nell’ambito vastissimo dei cultural studies e degli studi<br />
post-coloniali (Guha, West, Ryner, lo stesso Stuart Hall, per fare solo<br />
qualche nome), sino addirittura al “lorianismo” (si potrebbe dire con<br />
<strong>Gramsci</strong>) delle attualizzazioni politiche più indebite e strumentali, particolarmente<br />
ricorrenti da qualche decennio in Italia.<br />
Ed è in connessione con ciò che rileggere criticamente alcune tra le<br />
principali categorie gramsciane quali egemonia, rivoluzione passiva,<br />
ideologia, intellettuali, blocco storico, può contribuire senza dubbio a<br />
farci interrogare e analizzare in profondità (s’intende anche per differentiam)<br />
alcuni nodi fondamentali del nostro presente. Si pensi alla nozione<br />
di rivoluzione passiva: ad essa <strong>Gramsci</strong> applicava il «criterio interpretativo<br />
delle modificazioni molecolari che in realtà modificano progressivamente<br />
la composizione precedente delle forze e quindi diventano<br />
matrice di nuove modificazioni», e in questo modo intendeva farne<br />
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