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Seminario su Gramsci - ART

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<strong>Gramsci</strong> – nel breve periodo) la conflittualità operaia, può far pensare<br />

che lo stesso Ford rinunci alla via più diretta del conflitto e dell’imposizione.<br />

Per ciò stesso, ci si potrebbe immaginare che la scelta alternativa<br />

(quella dello scontro) implichi l’opzione per una strategia radicalmente<br />

diversa, caratterizzata dal ricorso a strumenti coercitivi incompatibili<br />

con qualsiasi mi<strong>su</strong>ra volta a conquistare il consenso delle maestranze.<br />

Le cose non stanno in questi termini, e anche in questo caso la descrizione<br />

offerta dai Quaderni offre un quadro ibrido, connotato dalla mescolanza<br />

tra coazione e costruzione di egemonia.<br />

<strong>Gramsci</strong> sottolinea come negli Stati Uniti il ricorso agli alti salari si affianchi<br />

alla pressione coercitiva (alla «coazione sociale») e non la escluda<br />

affatto, come dimostrano, per fare solo due esempi, il proibizionismo<br />

e l’introduzione di una severa disciplina di orari e ritmi di lavoro.<br />

Certo, in America – complice anche l’assenza di un esercito operaio di<br />

riserva – ci si guarda bene dal commettere l’errore europeo e giapponese<br />

di ritenere <strong>su</strong>fficiente la violenza (il che peraltro, osserva <strong>Gramsci</strong>,<br />

«non può tardare ad aver conseguenze gravi per la salute fisica e psichica<br />

dei lavoratori») [2171]. Ma ciò non significa che gli industriali americani<br />

abbiano rinunciato a qualsiasi intervento repressivo. Essi sono al<br />

contrario ben consapevoli del fatto che la coercizione, pur sempre indispensabile<br />

(e realizzata per esempio mediante il «complesso di compressioni<br />

e coercizioni dirette e indirette» [2167] volte a imporre costumi<br />

ses<strong>su</strong>ali compatibili con la dura disciplina della fabbrica), «deve essere<br />

sapientemente combinata con la per<strong>su</strong>asione e il consenso», un consenso<br />

che, per l’appunto, «può essere ottenuto nelle forme proprie della<br />

società data da una maggiore retribuzione» [2171-2].<br />

Più in generale tutto l’esperimento fordista si inscrive in una logica binaria<br />

analoga a quella all’opera nel fascismo. Sia nel fordismo sia nel fascismo<br />

la reazione alla crisi mostra, da un lato, la compresenza di coercizione<br />

ed egemonia, dall’altro, un incremento dell’egemonia. Diversa è<br />

l’intensità della pressione coercitiva. Massima nel fascismo (affidata a<br />

un pervasivo intervento poliziesco, non di rado condotto sino all’eliminazione<br />

fisica dei dissidenti); contenuta nel fordismo, in conformità<br />

con l’ambizione “storica” di creare una nuova antropologia produttiva<br />

<strong>su</strong>llo sfondo di un conflitto sociale-politico non ancora pervenuto a<br />

gradi estremi. Il fatto stesso che il fordismo miri a realizzare «un mutamento<br />

delle condizioni sociali e un mutamento dei costumi e delle abi-<br />

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